312 milioni di cristiani minacciati dalle persecuzioni

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Un cristiano su sette nel mondo. Pubblicata la Wwl 2023

 

La nuova World Watch List (Wwl) di Porte Aperte presenta ancora una volta un quadro desolante della libertà religiosa nel mondo. Questa trentesima edizione esamina il periodo che va dal 1° ottobre 2021 al 30 settembre 2022 e mostra i primi 50 Paesi in cui i cristiani subiscono persecuzioni per la loro fede, oltre a creare consapevolezza sulle difficoltà che devono affrontare ogni giorno.

Più di 360 milioni di cristiani sperimentano alti livelli di persecuzione e discriminazione a motivo della loro fede (312 milioni se si considerano solo i Paesi della World Watch List in cui il livello di persecuzione è molto alto o estremo). Un aumento di 20 milioni rispetto a due anni fa. Almeno 5.621 cristiani sono stati uccisi a causa di ciò in cui credono, vale a dire l’80% in più rispetto a cinque anni fa (erano 3.066). La violenza contro i cristiani è aumentata in modo significativo, in particolare in Nigeria (sesto posto) e in altri Paesi dell’Africa sub-sahariana. Dalla Nigeria sono stati denunciati 4.726 rapimenti, nell’anno precedente erano stati colpiti almeno 2.510 cristiani. Secondo Porte Aperte, il crescente autoritarismo e il nazionalismo ideologico aggravano la persecuzione e la discriminazione.

 

Corea del Nord prima in classifica 
La Corea del Nord torna al primo posto tra i Paesi con la più intensa persecuzione dei cristiani. Dopo che i talebani avevano ucciso numerosi cristiani e costretto migliaia di persone a fuggire nell’agosto 2021, l’Afghanistan aveva conquistato per la prima volta la testa della classifica nella Wwl del 2022. La situazione dei cristiani nel Paese rimane estremamente a rischio. Nella lista 2023, non potendo avere sempre una chiara prova della persecuzione a causa della fede, il numero di atti di violenza documentati è rimasto basso e l’Afghanistan è attualmente sceso al nono posto. Ma la persecuzione nel Paese rimane a un livello estremo.

La Corea del Nord (tornata la numero 1) tocca il minimo storico di 98 punti.
“In Corea del Nord, possedere una Bibbia significa rischiare la pena di morte o finire in un campo di prigionia” affermano da Porte Aperte. La nuova “Legge sul pensiero reazionario” criminalizza qualsiasi materiale di origine straniera pubblicato nel Paese, tra cui la Scrittura. Sono state scoperte più chiese domestiche e arrestati più cristiani. Si stima che ci siano 400.000 cristiani in Corea del Nord, che corrono un rischio enorme a causa della loro fede.

Somalia, Yemen, Eritrea, Libia, Nigeria, Pakistan, Iran, Afghanistan e Sudan seguono dal 2° al 10° posto.

 

La Cina all’avanguardia nella sorveglianza elettronica 
Molti Paesi hanno intrapreso un pericoloso mix di forza, nazionalismo e uso della tecnologia per controllare i propri cittadini. La Cina è leader nell’uso e nell’esportazione di tecnologia di sorveglianza. Nel Paese sono state approvate leggi che introducono nuove regole sull’uso di Internet. Solo le chiese e le Ong autorizzate, e quindi conformi al sistema, possono distribuire contenuti religiosi sul web. I servizi di culto da remoto, sempre più frequenti dopo la pandemia, spesso non sono più consentiti, così come l’offerta online di materiale didattico cristiano, ed è diventato impossibile acquistare copie della Bibbia su Internet o scaricare app bibliche. I trasgressori verrebbero puniti con lunghe pene detentive. La Cina è nuovamente il Paese in cui la maggior parte delle chiese e delle istituzioni religiose sono state distrutte o chiuse. Molti cristiani si riuniscono in piccoli gruppi per evitare la sorveglianza. A livello internazionale, la Cina spinge per una ridefinizione dei diritti umani, dove lo sviluppo economico e la sicurezza diventano più importanti dei diritti classici come la libertà di pensiero o di espressione.

 

La violenza sub-sahariana raggiunge nuove vette 
La persecuzione dei cristiani nell’Africa subsahariana è in aumento. In Nigeria, gli omicidi per motivi religiosi sono passati da 4.650 lo scorso anno a 5.014, con uno sbalorditivo 89% del totale internazionale. Con il Paese che crolla sotto la violenza islamista, i cristiani sono particolarmente vulnerabili. Ma quanto accade in Nigeria non è eccezionale, poiché la violenza jihadista diventa sempre più comune in tutta l’Africa subsahariana, con 26 Paesi della regione che registrano livelli di persecuzione molto significativi. I gruppi jihadisti uccidono, mutilano, stuprano, rapiscono per ottenere un riscatto e costringono le donne alla schiavitù sessuale, e molte sono costrette a fuggire.

Agnes, una ragazza che è stata rapita l’anno scorso da Boko Haram (un gruppo militante), ha raccontato la sua esperienza straziante: “Stavamo lavorando in un campo in una fattoria quando siamo stati sorpresi da uomini armati. Hanno rapito tre di noi… e ne hanno uccise due. Sono l’unica che è sopravvissuta”. A causa della violenza e dell’instabilità nella regione, altre centinaia di migliaia di persone sono state costrette a scappare dalle loro case e diventare profughi.

 

L’autoritarismo anche in altri Paesi 
In India (undicesimo posto), le leggi anti-conversione in undici stati prevedono che i cristiani siano soggetti ad arresti arbitrari, con possibilità di reclusione fino a dieci anni. È prevista anche una legge nazionale. Nell’attuale periodo di riferimento, più di 1.700 cristiani sono stati detenuti senza processo, spesso nel contesto di attacchi contro migliaia di cristiani da parte di estremisti indù. Tuttavia, la maggior parte di questi ultimi non è stata punita.

Il crescente autoritarismo dei governi in alcuni Paesi latinoamericani – unito a un atteggiamento sempre più ostile nei confronti delle chiese e della fede cristiana – porta per la prima volta il Nicaragua (al n. 50) nella World Watch List. Ma la situazione dei cristiani è notevolmente peggiorata anche in Colombia (n. 22), Messico (n. 38) e Cuba (n. 27). I dirigenti delle chiese sono stati messi sotto pressione e arrestati, la sorveglianza è stata intensificata, le registrazioni e i permessi negati, gli edifici confiscati.

 

Un barometro dei diritti umani 
“Gli attacchi ai cristiani sono un barometro dei diritti umani” ha affermato Ine Eriksen Søreide, ex ministro degli Esteri norvegese, dopo aver appreso dei risultati della Wwl.
“Il quadro presentato dal rapporto è un presagio di ciò che potrebbe avvenire per altri diritti” ha aggiunto esprimendo preoccupazione per il modo in cui la tecnologia moderna viene utilizzata per la sorveglianza.

 

Alcune buone notizie 
Non tutto va per il verso sbagliato. Ci sono tre cambiamenti positivi: in primo luogo, la violenza in Afghanistan sembra diminuita e il Paese è sceso in classifica; in secondo luogo, l’Egitto mostra un calo della violenza contro i cristiani; e in terzo luogo, alcuni Stati del Golfo hanno assunto una posizione diversa rispetto a prima nei confronti dei lavoratori migranti cristiani. Resta da vedere se le migliori condizioni in Qatar nel 2022 siano state un caso o una tendenza duratura.

 

Fonte: HopeMedia Italia

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