Coronavirus: prevenzione e panico

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La prevenzione è la chiave, ma il panico e la paura sono sentimenti irrazionali che portano solo a decisioni impulsive.

 

L’epidemia di coronavirus segue strade diverse. Da un lato, l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha confermato il calo del suo tasso di espansione in Cina, dall’altro la comparsa di casi in cinque nuovi paesi ha alimentato la preoccupazione.

 

Mentre scrivo questo articolo (25.02.2020), il numero dei morti è vicino a 2.700 e quello dei contagiati a 80.000 in tutto il mondo. L’OMS parla ora per la prima volta della possibilità che la malattia diventi una “pandemia” in futuro, un termine tecnico che si riferisce ai protocolli da seguire, non a una sorta di catastrofe apocalittica.

È importante sottolineare che, nonostante l’isteria collettiva e globale che il coronavirus ha generato, ci sono ancora angoli del mondo dove epidemie come il morbillo o la poliomielite uccidono più persone del virus scoperto a Wuhan (Cina). Eppure sono passate inosservate.

 

Ad esempio, la Repubblica Democratica del Congo (RDC), oltre alla decima epidemia di Ebola (con un tasso di mortalità di circa il 40-50%), soffre della peggiore epidemia di morbillo degli ultimi dieci anni, la più grande attualmente attiva a livello mondiale, con 310.000 casi diagnosticati e 6.000 decessi nel 2019, per lo più bambini, secondo i dati dell’OMS e di Medici Senza Frontiere.

Queste malattie possono essere curate con un semplice vaccino, ma sembra che i principali media e i sistemi politici non siano abbastanza preoccupati.

 

Un altro esempio. L’epidemia di coronavirus ha coinciso con i massimi epidemiologici dell’influenza nell’emisfero nord. I tipi di influenza più comuni causano più morti a livello globale rispetto al coronavirus (resta da vedere come si comporteranno entrambe le epidemie nelle prossime settimane).

In Spagna, oltre 6.300 persone sono morte nel 2019 a causa di complicazioni dovute alla comune infezione influenzale. Dall’inizio dell’attuale stagione influenzale, la mortalità tra i casi gravi ospedalizzati è del 13%, con il 79% dei casi concentrati negli over 64, secondo il Sistema Nazionale di Sorveglianza dell’Influenza.

 

La mortalità nei casi di coronavirus gravi è simile a quella dell’influenza. L’OMS ha sottolineato che circa il 10% di coloro che sviluppano una polmonite grave dovuta al coronavirus muore, e meno di un caso su cinque è grave.

Questo non diminuisce in alcun modo l’epidemia-pandemia del coronavirus, né le misure di controllo necessarie per fermarlo, ma spero che aiuti a focalizzare lo scenario in cui ci troviamo.

Indubbiamente la prevenzione è la chiave, cioè un’azione razionale per eliminare un rischio. Ma molto spesso il panico o la paura sono sentimenti irrazionali che portano solo a decisioni impulsive.

 

Ecco perché penso che il lavoro della maggior parte dei media sia stato irresponsabile, ingrandendo certi temi e ignorandone o mettendone a tacere altri. Inoltre, i politici spesso agiscono per compiacere l’opinione pubblica, volendo evitare la pressione dei media, anche a costo di generare paura o caos. Perché il Mobile World Congress di Barcellona è stato sospeso, mentre una fiera simile si è tenuta negli stessi giorni nei Paesi Bassi?

 

I credenti, come consiglia la Parola di Dio, dovrebbero cercare la verità in ogni cosa, e non lasciarsi trasportare dalle tendenze che vanno e vengono.

 

Viviamo in società occidentali dove crediamo di avere il controllo della vita e della morte, della salute e della malattia, del piacere e del futuro. Pensiamo di poter garantire la felicità e la pace interiore.

Ma ogni notizia inaspettata ci spaventa, perché ci riporta alla dura realtà: siamo dei regnanti senza regno, delle navi alla deriva.

Cerchiamo di nascondere le nostre paure dietro gli schermi dei nostri cellulari, al sicuro delle nostre case. Un panico che ci intorpidisce con le droghe e le dipendenze legali e illegali, i mondi fittizi di Netflix e il gioco d’azzardo.

 

Un panico che è intrinseco a una natura umana lontana da Dio. Ecco perché ogni volta che Gesù incontra i suoi discepoli in situazioni tragiche o difficili (una tempesta, dopo la sua crocifissione) dice le stesse parole: “Pace a voi”.

Anche prima di morire (Giovanni 14:27): “Vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti”.

 

Se siamo con Gesù, avremo la vera pace. Non come la dà il mondo.

Nonostante il mondo, il coronavirus, le difficoltà, le malattie e persino la morte… La vita eterna è a disposizione di coloro che credono in Lui, Lui che è la vera fonte di pace. Non lasciate che i vostri cuori siano turbati e non abbiate paura.

 

 

Di Pedro Tarquis, un medico in pensione a Madrid (Spagna), Direttore Generale di Evangelical Focus.

Fonte: https://bit.ly/3a8pVOl

Traduzione: Tiziana Calà

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