Il ragazzo che catturò il vento

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Da un certo punto di vista, la nostra vita può essere divisa in momenti in cui abbiamo lasciato che le circostanze determinassero il nostro futuro, e momenti in cui siamo arrivati dove volevamo arrivare, nonostante le circostanze.

 

William Kamkwamba ha sperimentato la povertà, la fame e le prese in giro di chi lo circondava perché aspirare a una vita migliore di quella dei suoi genitori. Eppure tutte queste cose non lo hanno abbattuto né tantomeno trattenuto. Il suo coraggio e la sua resilienza sono stati ricompensati molto più di quanto si aspettasse.

William è nato nel 1987 in un villaggio del Malawi, in Africa. La sua famiglia, come la maggior parte dei malawiani, viveva di agricoltura. William era l’aiutante di fiducia dei suoi genitori, essendo l’unico maschio di sette figli. Da bambino, poteva vedere quanto dipendessero dalle condizioni atmosferiche e quanto disastroso potesse essere un calo del prezzo del mais o un aumento del prezzo delle sementi. Per queste ragioni, voleva disperatamente fare qualcos’altro da grande, qualsiasi cosa che non fosse l’agricoltura, anche se la famiglia non se la passava male dal punto di vista finanziario.

Trovò una via di fuga nell’istruzione. Amava la scuola e le cose che imparava accendevano la sua immaginazione. Era particolarmente attratto dalla scienza. Insieme ai suoi amici, Gilbert e Geoffrey, inventò vari giochi servendosi di materiali riciclati. Non vedeva l’ora di arrivare alla scuola superiore, dove le lezioni sarebbero state più avanzate.

Tuttavia, nell’anno in cui William arrivò al liceo, una terribile carestia colpì il Malawi. Poiché tutti i loro soldi venivano spesi per il cibo, i suoi genitori non potevano più pagare gli 80 dollari all’anno per la retta e così dovette abbandonare la scuola superiore. Presto tutta la famiglia iniziò a soffrire la fame. L’unico pasto che consumavano era quello serale: non più di 2-3 cucchiai di porridge a testa. Quell’anno, non meno di 7 milioni di persone si trovavano nella loro stessa situazione. A causa della tardiva azione del governo, gli aiuti internazionali arrivarono molto tardi, lasciando migliaia di persone a morire di fame. Le condizioni di vita miserabili avevano anche causato l’espansione del colera; la principale preoccupazione della maggioranza era quindi rimanere in vita.

William trovò rifugio dalla morte e dalla disperazione nella vicina biblioteca. Nonostante tutto, sperava un giorno di poter tornare alle scuole superiori: non voleva rimanere troppo indietro. La piccola biblioteca aveva libri che erano stati donati principalmente da un’organizzazione internazionale (l’International Book Bank), che mira ad aumentare l’alfabetizzazione nei paesi sottosviluppati, quindi la maggior parte di essi erano scritti in inglese. Poiché non sapeva leggere molto bene l’inglese, scelse libri con molte immagini che lo avrebbero aiutato nella comprensione. Fortunatamente, i libri di scienze avevano molte immagini, schemi e diagrammi. Era curioso di sapere come funzionavano le cose, e quando studiava, si dimenticava della fame.

Cercò di mettere in pratica ciò che aveva imparato, ma il suo villaggio, che mancava di elettricità e non aveva quasi nessuna tecnologia, non gli diede molte possibilità. L’unico apparecchio che riuscì a smontare per scoprire come era fatto e come funzionava fu la radio del suo amico Gilbert, il figlio del capo villaggio, che era più ricco.

In uno dei libri, trovò l’immagine di un mulino a vento, che secondo quanto scritto nel libro poteva generare elettricità. La sua mente lo collegò immediatamente alla possibilità di irrigare la terra. Sembrava abbastanza facile da costruire con i materiali giusti, ma lui non possedeva nulla.

Cominciò a raccogliere pezzi dalla discarica del villaggio, dove trovò alcuni oggetti che potevano sostituire con successo i pezzi presentati dal libro. Cominciò a costruire il suo mulino a vento, tra lo stupore degli abitanti del villaggio. Tutti, compresa sua madre, credevano che la fame avesse preso il sopravvento sulla sua mente e ragione. Gli unici che credevano nel suo progetto erano i suoi due amici. Gilbert gli diede l’ultimo pezzo che gli serviva per far partire il mulino, una dinamo della bicicletta.

Il giorno in cui voleva avviare il mulino l’intero villaggio si riunì, la maggior parte di loro per ridere di lui. Tuttavia, quando slegò il filo che teneva insieme le pale del mulino, la piccola lampadina legata al filo si accese. Il suo successo venne ricompensato con applausi e manifestazioni di gioia. Ben presto, diversi abitanti del villaggio andarono da lui con le proprie radio per far ricaricare le loro batterie.

William migliorò poi la sua creazione, aggiungendo un interruttore e altre tre lampadine. Durante la visita di un funzionario, il suo mulino a vento non passò inosservato. Impressionato dalle sue realizzazioni, il funzionario ne parlò ai giornalisti della capitale, la città di Lilongwe. Questi vennero ad ammirare l’invenzione e ne scrissero articoli, sulla creazione stessa e sul suo inventore. Ben presto, la sua storia divenne virale, e così venne invitato a un evento globale: il TED in Tanzania. Era la prima volta che viaggiava in aereo, vedeva un computer o aveva accesso a Internet. Il suo discorso, anche se breve a causa del nervosismo, impressionò il pubblico. E così ricevette una borsa di studio per studiare nella migliore scuola superiore del paese.

Tornato a casa, William non smise di cercare di migliorare le cose per coloro che lo circondavano. Creò un club scientifico nel suo villaggio e, insieme ai suoi membri, costruì un mulino per alimentare la radio del club. Costruì anche un mulino più grande per irrigare i giardini di suo padre, come aveva sognato di fare quando, per la prima volta, aveva visto il mulino a vento nel suo libro di scienze.

Dopo il diploma, gli venne offerta una borsa di studio in un’università americana, dove si è laureato nel 2014. Nel 2009 ha pubblicato la sua autobiografia, “The Boy Who Harnessed the Wind”, e nel 2011 è stato l’ospite speciale che ha inaugurato la Google Science Fair. Nel 2013, la rivista Time lo ha incluso nella lista dei 30 giovani sotto i 30 anni che stanno cambiando il mondo.

Guardando indietro a tutte le sfide che ha dovuto superare, William dichiara che sua nonna era solita dire un qualcosa che lo ha motivato ad andare avanti. Quando la gente le chiedeva perché faceva i mattoni, un lavoro faticoso che solo gli uomini in Malawi svolgevano, lei rispondeva: “Quando i tuoi vestiti prendono fuoco, non aspettare che qualcuno li spenga, perché sei il primo a sentire le bruciature”. Da lei ha trovato il coraggio di accettare e affrontare i suoi problemi, e questo coraggio lo ha portato molto più lontano di quanto avrebbe mai immaginato.

 

 

Di Andreea Irimia

Fonte: https://st.network/analysis/top/the-boy-who-harnessed-the-wind.html

Traduzione: Tiziana Calà

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