Lavorare con un capo tossico

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Quando l’attività professionale è causa di costante stress, è necessario, nell’ambito di una strategia per una migliore comunicazione, identificare i tratti di un capo tossico e decifrare i comportamenti problematici.

 

In media, le persone trascorrono circa 99.100 ore al lavoro, pari a circa 11 anni. Purtroppo, questi 11 anni non sono un percorso facile per tutti i lavoratori. Le sfide della vita professionale sono complesse e un rapporto infelice con i propri superiori rappresenta una delle problematiche più comuni al lavoro.

 

Il ritratto di un capo tossico

Il ritratto di un capo tossico assume forme e dimensioni diverse. Tuttavia, tutti hanno una base comune, che si traduce in una serie di reazioni e manifestazioni simili. Ad esempio, la maggior parte dei capi tossici prova piacere nell’instillare paura. Questi “leader” cercano di imporre la propria autorità a tutti i costi, di ottenere l’ubbidienza degli altri e di sfuggire alle proprie responsabilità quando commettono errori; vanno a caccia di difetti e sbagli, senza apprezzare le qualità dei propri subordinati; cambiano umore e idea in maniera repentina e sono inflessibili di fronte alle nuove opinioni; sono guidati dal proprio ego, sempre pronti a umiliare e dividere, e spesso sono vendicativi.

 

I difetti di un superiore problematico possono toccare i seguenti ambiti:

  • Un abuso emotivo (uso frequente di sarcasmo, categorizzazione o giudizi di valore e minacce);
  • Un sovraccaricare i dipendenti di compiti, concedendo scadenze brevi per il loro completamento;
  • Un tono di voce alto (urlare);
  • L’uso di punizioni ingiustificate (negazione di aumenti di stipendio, di ferie, ecc.);
  • Un’aggressione fisica

 

I capi tossici sono “leader” che mancano di obiettività e trasparenza. Essendo motivati dal desiderio di un controllo eccessivo, sono in grado di ricorrere a metodi inaccettabili (attacchi personali, decisioni rischiose, ricatti, manipolazione o abuso di potere) per raggiungere i propri obiettivi.

“Allo stesso modo, i capi tossici possono essere indecisi, deboli e forse persino incompetenti. Possono essere facilmente influenzati, manipolati e sconfitti nelle trattative. I capi tossici possono essere caotici, inefficaci e insicuri. Assumono il ruolo di vittima indifesa, non si assumono le proprie responsabilità e incolpano sempre gli altri per i loro fallimenti. I capi tossici non sanzionano i comportamenti inappropriati, gli abusi o l’incompetenza di alcuni dipendenti”, afferma il giornalista Adrian Vascu, sottolineando come l’abuso di potere e l’assenza di potere siano entrambi elementi ugualmente tossici.

D’altra parte, un capo tossico non è necessariamente un capo esigente, incisivo e intransigente. Un dirigente che rispetta gli stessi standard che esige dagli altri, che agisce con competenza, ha una visione chiara e risolve i problemi con tempestività, che prende decisioni difficili senza esitazioni e comunica le proprie rimostranze con le dovute argomentazioni è, infatti, un leader che ispira fiducia anziché paura.

 

Tipologia di posizioni manageriali

In un sondaggio di Monster del 2018, la maggior parte degli intervistati americani ha dichiarato di avere attualmente o di aver avuto di recente un capo tossico (76%), mentre solo il 5% ha dichiarato di essere amico del proprio superiore e il 19% identifica il proprio capo come un mentore o come una persona su cui poter contare in caso di necessità.

Lo stesso sondaggio traccia il ritratto del capo tossico, rivelandone le caratteristiche principali: fame di potere (26%), incompetenza (17%), bisogno di controllo (18%) e mancanza di coinvolgimento (15%).

Attraverso il loro stile di leadership, i capi sono spesso quelli che determinano se i subordinati mantengono o meno il proprio lavoro. “Quando si tratta di dimissioni, gli studi dimostrano che i dipendenti compiono questo passo a causa del rapporto con il proprio capo”, afferma Eduard Ezeanu, consulente di carriera.

 

Squilibri personali e professionali

A lungo termine, le condizioni di stress create da un capo difficile causano innumerevoli squilibri professionali e personali.

“Un capo tossico vede i tuoi difetti, ma mai le tue [buone] qualità, ti sfrutta al massimo, ma non ti valorizza mai e, al contrario, cerca di dimostrarti quanto tu sia inutile e senza valore”, spiega la psicologa Silvia Ungureanu. In una situazione del genere, gli effetti del mantenimento di una dinamica che non garantisce il rispetto della dignità umana sono gravi.

 

Quando vi trovate in queste circostanze sfavorevoli, il primo passo verso il cambiamento è valutare in che misura l’atteggiamento del vostro superiore vi influenza:

  • Influisce sulla vostra credibilità? (Il capo rifiuta costantemente le vostre idee, minimizza o addirittura nega i vostri sforzi per risolvere i compiti);
  • Vi trasmette un senso di incertezza? (Obiettivi e compiti sono formulati in modo vago e manca completamente il feedback);
  • Vi impone un ritmo e un modo di lavorare che è lontano dai vostri valori e dalle vostre idee? (Il team leader ignora completamente le peculiarità dei membri del team);
  • Vi impedisce di creare legami reali con i vostri colleghi? (Il capo non tiene conto della necessità di sviluppare un senso di appartenenza al gruppo);
  • Vi trasmette insicurezza? (La direzione prende decisioni arbitrarie, non trasparenti e va contro le procedure conosciute).

 

Nel tempo, un’attività professionale svolta in condizioni di stress può portare alla depressione. Come conseguenza della costante svalutazione, i dipendenti iniziano a dubitare delle proprie capacità e a credere che nulla di ciò che fanno sia sufficiente a produrre i risultati attesi. In questo modo, l’autostima diminuisce sempre di più e i lavoratori finiscono per sottovalutare se stessi fino al punto di rinunciare a fare uno sforzo per crescere e migliorarsi.

La produttività è un’altra area profondamente influenzata dal comportamento dei capi tossici. Secondo uno studio Gallup, nei team mal gestiti i dipendenti sono il 50% meno produttivi e il 44% meno redditizi per le loro aziende. I lavoratori coordinati da un capo gradevole godono di una salute migliore e chiedono meno giorni di ferie; in particolare, hanno un rischio di malattia inferiore del 27% rispetto ai dipendenti che hanno un capo sgradevole.

Analogamente, uno studio condotto da ricercatori finlandesi dimostra che il rischio di assenze per malattia diminuisce del 46% tra i dipendenti guidati da un capo benevolo.

Secondo una ricerca della Georgia State University, le microaggressioni a cui i dipendenti sono ripetutamente esposti portano a depressione e scarsa produttività. Per microaggressioni si intendono attacchi sottili, insulti diretti, invalidazioni e discriminazioni basate su determinate caratteristiche (età, sesso, stato civile, ecc.).

 

Strategie per sopravvivere nel rapporto con un capo tossico

Cosa si può fare per diminuire l’impatto del comportamento di un capo tossico?

Prima di tutto, dovete (ri)conoscere molto bene il vostro potenziale. Dovete sapere quali sono i vostri diritti, i vostri obblighi e i vostri requisiti sul lavoro e cosa il vostro superiore può chiedervi di fare e cosa no.

Lo sviluppo delle capacità di comunicazione e l’uso delle tecniche di ascolto attivo sono altrettanto importanti per mantenere relazioni professionali soddisfacenti, anche con persone difficili.

Se questi metodi non portano i risultati desiderati, si può provare a limitare le interazioni con il proprio superiore. È impossibile evitare del tutto il contatto, ma si possono limitare le occasioni in cui si è presenti, a patto che ciò non interferisca con lo svolgimento delle mansioni lavorative.

Se vi accusano di non aver capito le direttive date, potete dimostrare il contrario prendendo appunti o ripetendo le loro parole per confermare che avete capito bene le istruzioni.

Un’altra strategia consiste nel fare bene il proprio lavoro, sia per la propria soddisfazione personale sia per non dare al proprio superiore motivi di critica. Allo stesso tempo, dovete tenere conto della facilità con cui vengono adottati i comportamenti negativi e del rischio che anche voi diventiate un abusatore. Sarebbe meglio richiamare la loro attenzione sugli abusi commessi.

Se i problemi non si risolvono affrontando direttamente le persone coinvolte, il passo successivo è quello di segnalare il problema al superiore gerarchico o al dipartimento competente, come quello delle risorse umane.

“È anche importante avere il coraggio di opporsi in modo civile ma fermo. Il sostegno di amici e/o familiari vi aiuterà a mantenere la fiducia in voi stessi e a non svalutarvi a causa del conflitto con il capo tossico”, afferma la psicologa Silvia Ungureanu.

In casi estremi, le dimissioni potrebbero rivelarsi l’unica soluzione. Tenete presente che dovrebbe trattarsi dell’ultima risorsa, dopo aver provato a gestire il rapporto con il vostro capo, per essere sicuri di non trasferire i vostri problemi di comunicazione al lavoro successivo, spiega lo psicologo Lucian Negoiţă.

Indipendentemente dalla situazione, è importante sapere che il non agire non rappresenta una soluzione affidabile a lungo termine. Bisogna avere il coraggio di affrontare la verità e di esprimerla per evitare di essere frenati dall’impotenza o dalla paura di cambiare, anche se questo significa trovare un altro lavoro.

 

 

Di Genia Ruscu, che ha conseguito un master in consulenza nell’ambito del lavoro.

Fonte: https://st.network/analysis/top/working-with-a-toxic-boss.html

Traduzione: Tiziana Calà

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