LA MIA VITA VOLTO AL CANCRO DI MIO PADRE

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Mio papà, Berndt Wolter, nacque a San Paolo, in Brasile. Crebbe in una famiglia nella quale regnavano delle forti divergenze religiose. Quando mia nonna si convertì all’avventismo, mio nonno era deista e aveva delle opinioni molto distinte e radicali su alcuni temi. In mezzo a questa situazione, mio padre si dedicò alla filosofia e alla natura con lo scopo di trovare un senso alla vita e alle cose. Provava un amore reale per la natura. Mia madre racconta che era il tipo di persona che si sarebbe attaccato a un albero per impedirne l’abbattimento. In questa ricerca del senso e dell’armonia, scelse di studiare per diventare ingegnere agronomo, mestiere per il quale lavorò per un po’ di tempo.

Durante questo periodo, trovò- o piuttosto, ritrovò- il messaggio avventista, grazie a colei che sarebbe poi diventata sua moglie. Diversamente da mio padre che si lanciava a spada tratta in tutto ciò che faceva o studiava, a quel tempo mia madre non era l’avventista più fervente. Aveva l’abitudine di parlare con le sue amiche durante il culto del sabato mattina, cosa che infastidiva mio padre, che le chiedeva di stare zitte per poter ascoltare il predicatore.

Mio padre conosceva il messaggio avventista fin dalla sua adolescenza grazie a sua madre, ma fu all’età adulta che incontrò veramente Dio. E fu proprio quella ragazza chiacchierona che Dio utilizzò per portare mio padre a quella conversione profonda.

Al momento di quella che lui stesso chiama la seconda conversione, mio padre ebbe una discussione molto seria con Dio. Gli chiedeva di liberarlo dalla delusione. Infatti, il seme della fede era stato piantato in lui fin da giovane, ma si era trovato di fronte a ogni tipo di ostacolo che aveva impedito che la fede sbocciasse. Suo padre stesso era chiaramente contro il suo interesse e attaccamento alla religione. Diceva di aver perso sua moglie nel momento in cui questa di era convertita e non voleva perdere anche suo figlio. Ciò portò mio nonno a fare delle cose che ostacolassero l’impulso spirituale di mio padre, come per esempio nascondergli sempre la bibbia. Profondamente segnato dal suo passato, mio padre chiese a Dio con tutto il suo cuore di proteggerlo nel suo cammino spirituale. Si tratta quindi di un Berndt pieno di entusiasmo che si incammina per la seconda volta sulla strada del cristianesimo. Non è ancora battezzato ma dà già degli studi biblici a molte persone in cerca di Dio. Si emozionava a ogni nuova scoperta trovata nelle Scritture. Nonostante fosse molto rigido nella maniera di vivere la religione (lui stesso diceva che dava dei “colpi di bibbia” alle persone per convincerle), il suo interesse era davvero quello di predicare la buona novella ed essere testimone della conversione delle persone che lo circondavano, così come lui stesso aveva vissuto un vero cambiamento nella sua vita. Il suo zelo e il suo dinamismo lo resero molto attivo nei primi anni come cristiano e prese parte alla creazione di molte chiese. Decise allora di iniziare gli studi in teologia. Sposato e padre di due figli, io e mio fratello, lascia tutto: il suo ristorante, la sua fabbrica di indumenti per bambini, la sua città, le sue abitudini, per abitare con la nostra famiglia nel campus avventista di teologia UNASP, in una cittadina in provincia di San Paolo.

Alla fine dei suoi studi, divenne professore della scuola elementare e del liceo del campus. Ne approfittò per sviluppare un servizio di supporto pastorale dedicato a tutti gli studenti dell’università. È in questo ambiente che conobbe una delegazione avventista tedesca recatasi a un incontro internazionale di pastori che lavorano con i giovani. Grazie alla sua personalità, il suo lavoro con gli studenti, la conoscenza della lingua tedesca trasmessa da suo padre, ricevette un invito a essere pastore in Germania. Si occupò di varie chiese a Berlino per 6 anni. Creò anche altri gruppi, diventati poi delle chiese.

Detlef-Wolter

A ogni nuova fase della sua vita, mio padre aveva l’abitudine di chiedere a Dio quale fosse la tappa successiva. E un giorno Dio gli rispose “Va in Brasile e forma dei giovani per la campagna missionaria”. Reputò che fosse un’idea interessante. Ma in quello stesso momento, mio padre si stava preparando per essere parte della missione avventista in Canada. Tutto era già stato pianificato dai canadesi e da mio padre, quando, in modo completamente inaspettato, tutte le porte iniziarono a chiudersi. Dio lo rinviò al campus UNASP come professore per insegnare metodi di evangelizzazione, della crescita della chiesa e della crescita spirituale. Allo stesso tempo, creò un Centro delle Missioni, che suscitò un interesse sempre maggiore nei giovani nel diventare missionari. Dopo la sua creazione, questo centro inviò molti giovani in tutto il mondo.

Dopo questa fase, Dio gli diede una nuova missione: essere pastore a Brasilia, la capitale del Brasile. Il giorno del trasferimento, quando tutte le scatole erano pronte, proprio prima della partenza, mio padre andò dal medico per ritirare i risultati di alcune analisi che aveva fatto. Il medico gli diagnosticò un tumore al pancreas. Non dimenticherò mai quel giorno. Fu un grande shock per tutti e soprattutto per lui.

Mio padre aveva già sconfitto un tumore alla pelle apparso a un braccio qualche anno prima. Per me, lo scenario si ripeteva. Aveva un tumore, avrebbe lottato, e vinto di nuovo questa malattia per la gloria di Dio, e avremmo continuato la nostra vita normalmente. Non immaginavo altro, né io né mio fratello. Ma mio padre e mia madre pensavano già che la cosa sarebbe stata diversa questa volta. Infatti, il tumore aveva iniziato a espandersi al fegato.

Mio padre ci ha lasciati nel 2014. Sentimmo un gran dolore e una immensa sensazione di vuoto. Fu molto duro per noi tornare alla realtà della vita. Mia madre perse il suo compagno. Io e mio fratello perdemmo nostro padre, il nostro modello. Tutti noi perdemmo un protettore, che risolveva molti dei nostri problemi. Abbiamo dovuto imparare a vivere senza di lui e a dipendere da Dio.

Nonostante questo terremoto nelle nostre vite, nessun membro della famiglia si fece vincere dalla disperazione, poiché abbiamo la convinzione che questo avvenimento fa parte del piano di Dio: questo Dio di amore e di giustizia che servirà per la Sua opera. So che questo può sembrare strano e alcuni non capiranno la mia visione della situazione. Ciò che bisogna sapere è che mio padre stava vivendo una crisi spirituale proprio prima la diagnosi della sua malattia. Diceva che il vetro dentro di sé si era rotto. Questo vetro era la fiducia innocente e pura che aveva nell’opera di Dio e in ciò che Dio fa attraverso la chiesa. Era evidente che fosse un po’ perso e ne soffriva. Quindi, nella sua perdita, vedo la protezione di Dio. La protezione di fronte a ciò che sarebbe potuto succedere nel cuore di mio padre, al livello della sua fede e della sua fiducia in Dio. Creo fortemente che Dio ha protetto mio padre da molte altre sofferenze e interrogativi. Mio padre fece un ottimo lavoro e la sua missione era compiuta. Le sue idee e ciò che ha costruito restano, ma il lavoro continua grazie agli altri.

Sono consapevole che esistono altri casi di malattie in cui la morte è la conseguenza del male presente sulla terra e che la preghiera di intercessione e il digiuno possono permettere a Dio di intervenire e cambiare la situazione. Sì, bisogna pregare per chiedere la guarigione e implorare Dio di realizzare la Sua volontà.

In ogni caso, Dio non smette mai di prendersi cura delle famiglia, così come si prende grande cura della mia. Le sue parole in 2 Corinzi 4:17-18 mi hanno aiutato molto durante il periodo di lutto: “ Infatti la nostra leggera afflizione, che è sol per un momento, produce per noi uno smisurato, eccellente peso eterno di gloria; mentre abbiamo lo sguardo fisso non alle cose che si vedono, poiché le cose che si vedono sono solo per un tempo, ma quelle che non si vedono sono eterne”. Quando sappiamo che la persona amata è andata via in Cristo, ciò ci conforta. So che il Cielo è vicino, che le cose qui sono passeggere e che fra qualche anno rivedrò mio padre.

Detlef Wolter, Pastore FSRT

OMAGGIO A EDITH BARELLI
INTERVISTA DEBORAH BOUGH

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