Barbara Scarsetti: Una dolce voce

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Barbara è italo-francese; è nata non vedente e vive in Svizzera da quasi 15 anni. Proveniente da una famiglia cattolica, ha incontrato il Signore e 5 anni fa ha chiesto di essere battezzata all’interno della Chiesa Avventista. Ben presto, ha sviluppato dei doni per la musica e per il canto, talenti che oggi mette al servizio di Dio. Questi mezzi, pienamente accessibili ai non vedenti, le danno la possibilità di realizzarsi nella sua vita quotidiana e spirituale, nonostante questo grosso handicap. Barbara racconta la sua storia straordinaria e condivide con entusiasmo la sua testimonianza ai lettori di Magazine Avventista.

MA – Perché sei nata non vedente? Che cosa è successo alla tua nascita?

BS – Nel grembo materno, il mio nervo ottico si è atrofizzato a causa di una disfunzione di diverse ghiandole, cosa che ha provocato la cecità. Oltre a questo, ho avuto altri problemi di salute legati alla crescita, all’autismo o alla rappresentazione nello spazio. Questi ultimi disturbi mi hanno impedito di diventare autonoma come altri non vedenti, ma sono riuscita comunque a crescere sotto altri aspetti.

Quando ti sei accorta di essere diversa?

Tra i 7 e i 9 anni mi sono accorta di non poter parlare dei colori come gli altri bambini. Queste nozioni mi erano sconosciute e la cosa mi frustrava parecchio. Potevo parlare molto bene delle altre cose, soprattutto attraverso la musica, ma ero incapace di parlare del colore di un fiore, di un libro o di un vestito, per esempio.

La musica non si vede ma si sente, costituisce un bel terreno da esplorare per un non vedente. Che ruolo ha svolto la musica fin dalla tua infanzia?

La musica ha avuto un ruolo fondamentale, perché mi ha permesso di sentirmi come gli altri. In un certo senso potevo viverla più in profondità e sono riuscita anche a creare un mondo immaginario molto rassicurante, in cui non avevo più l’impressione di essere sola, non mi sentivo giudicata o fraintesa.

Ispirandomi alle favole, avevo creato tutta una serie di personaggi immaginari che erano diventati miei amici, che mi accompagnavano anche nella musica e che erano sempre con me. Da bambina, non vedevo il sostegno e l’amore dei miei genitori, mentre adesso, crescendo, vedo le cose diversamente.

Adesso riesco finalmente a capire che non ero sola, ma da piccola non mi sentivo a mio agio con i miei genitori e con le altre persone e quindi finivo per rifugiarmi nella musica. Ero un po’ egoista perché mi concentravo solamente sul mio handicap che continuavo a vivere come una vera e propria ingiustizia.

Fino a quel momento non conoscevi Dio. Qual è stato il fattore scatenante, il momento in cui il Signore è entrato nella tua vita?

All’età di 16 anni avevo smesso di andare a messa, rituale che per me era privo di significato o interesse. Sentivo nel profondo il grande desiderio di identificarmi a un essere superiore, capace di un grande amore, che mi accettasse e mi comprendesse nella mia diversità.

Nella mia sofferenza, ho fatto molte ricerche e ho esplorato numerosi universi, tra cui quello dell’esoterismo. Un giorno ho scoperto che avevo bisogno di trovare il mio “impianto neutro” e ho fatto una specie di introspezione in me stessa per cercare di trovare un mio doppione. Dall’età dei 12 anni fino alla mia adolescenza, desideravo ardentemente avere al mio fianco una persona di fiducia su cui contare.

Avevo davvero bisogno di trovare qualcosa di profondamente spirituale e di più reale rispetto ai miei personaggi immaginari, una specie di “io” interiore connesso al divino. Una mattina, al mio risveglio, ho sentito dentro me una voce chiara, dolce, calorosa e paterna, una voce profonda e benevola. Questa voce mi ha spinto a considerare la perfezione della creazione della terra, il cervello dell’uomo, la concezione del tempo e mi ha posto una domanda: la tua vita non avrebbe più senso con Gesù? Ho riconosciuto la voce di Dio, ragione per cui ho accettato subito questa proposta; a partire da quel momento, ho iniziato a cercare una comunità cristiana che mi potesse aiutare nella mia ricerca di un’identità spirituale. Non volevo dirlo alle persone che conoscevo, perché non avrebbero capito.

In seguito a questo episodio, hai fatto un incontro decisivo nel corso di questa tua ricerca di una comunità cristiana; hai incontrato Francely: parlaci di questa persona che hai incrociato lungo il tuo percorso. Come è avvenuto questo vostro incontro?

Ci siamo incontrate durante i corsi all’Università della Musica di Ginevra. Ho chiesto se qualcuno mi poteva riaccompagnare e lei si è offerta molto gentilmente. La cosa si è ripetuta più volte e con il passare del tempo siamo diventate amiche. Unite nella musica, abbiamo entrambe collaborato a una commedia musicale intitolata “Il principe d’Egitto”. Un giorno le ho fatto ascoltare un brano della mia composizione “Les enfants du monde” (letteralmente, i bambini del mondo) e lei mi ha allora chiesto se credevo in Dio. Le ho detto di sì, confidandole anche che avevo intenzione di mettere un annuncio nel GHI, un giornale della città di Ginevra, per cercare qualcuno che mi potesse aiutare a trovare la comunità cristiana che stavo cercando. Francely mi ha detto che non c’era bisogno di cercare oltre perché la chiesa dove avevamo rappresentato la commedia musicale era una chiesa Avventista e che era lì che avrei trovato questa famiglia. Un sabato mattina sono quindi andata con lei in chiesa, una cosa strana per me, ma con il tempo mi sono decisa a frequentare regolarmente la chiesa avventista e a seguire gli studi biblici con il pastore.

Qualche tempo dopo c’è stato un viaggio che ha segnato una tappa fondamentale nella tua vita spirituale. Che cosa è successo durante questo viaggio?

Un giorno Francely mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto raggiungerla in Messico, dalla sua famiglia. Per me era una cosa gigantesca partire da sola, così lontano e senza la mia famiglia. Mia mamma invece, apprezzando tantissimo Francely, era entusiasta all’idea e la sera stessa mi ha comprato i biglietti d’aereo. Una volta arrivate in Messico, siamo andate in chiesa il sabato mattina; per la chiesa era un sabato normale, ma non per me. Mi è stato chiesto di eseguire più canti del previsto e sono stata inserita nella preghiera in favore dei catecumeni della cerimonia battesimale che si sarebbe tenuta nel pomeriggio. Dopo il messaggio molto toccante del pastore e dopo il suo appello, mi sono sentita spinta a farmi battezzare. Confusa, mentre cercavo di pregare, il pastore mi ha chiesto se mi sarebbe piaciuto essere battezzata nelle settimane successive, prima del nostro rientro. Ho accettato subito ma ero anche un po’ delusa di non poterlo fare proprio in quel momento. Mentre stavo ancora continuando a pregare, dopo solo qualche momento, mi ha chiesto se per caso non desideravo farlo quel giorno stesso. Ero così felice! Mi sono fatta battezzare il 13 luglio 2013, in Messico.

È davvero eccezionale! Quindi sei rientrata in Svizzera come avventista del 7° giorno. Come ha reagito la tua famiglia a questa notizia?

Non gliel’ho detto subito, non è stato facile. Mi dovevo nascondere per leggere la Bibbia e ho preferito aspettare il momento opportuno ma alla fine la notizia è stata accolta al meglio. Ci ho messo quasi un anno prima di riuscire a dirglielo. Adesso hanno accettato la mia scelta e il mio impegno nella chiesa.

Ormai sono passati 5 anni dal giorno del tuo battesimo. In cosa sei impegnata in chiesa e quali sono i tuoi progetti a livello musicale?

Ho frequentato più chiese avventiste tra cui quella di Collonges e la chiesa ispanica mentre adesso frequento la chiesa francofona di Ginevra. Ho anche avuto l’opportunità di fare degli studi di musica pop a Londra ed è lì che ho cominciato a comporre le tracce del mio album. Tornando da questa esperienza, ho preso la decisione di orientarmi su uno stile gospel. Spinta dalla mia famiglia, ho anche provato tutti i casting dei programmi come “The Voice”, “La nouvelle star” e altri, ma queste esperienze non mi sono affatto piaciute. Alla fine ho scelto di iscrivermi alla scuola SOVA Gospel Choir di Ginevra. Adesso sono al 2° anno e mi trovo bene. Sono convinta che Dio mi abbia chiamata a servirlo attraverso il gospel.

Il CD che ho composto, “Dolce Presenza”, è accessibile a tutti. Grazie alle sue tonalità gospel/pop, sia i cristiani che i non cristiani ne possono beneficiare. Sono anche professoressa di canto e ho già qualche allievo ma ne cerco altri, per arrivare più serena a fine mese. Quindi, in breve, posso testimoniare al mondo che scegliere di servire Dio, nonostante una grande disabilità, sia fonte di benedizioni per colui che si sottomette alla sua volontà e ai suoi piani perfetti.

Vedo come il Signore ha condotto la mia vita fino ad oggi. Quando mi sveglio, mi meraviglio delle numerose benedizioni che riversa su di me e sono contenta di poter respirare, cantare, sentire gli odori o il calore del sole.

Potete seguire la vita e il lavoro musicale di Barbara Scarsetti attraverso la sua pagina Facebook. facebook.com/barabara.scarsetti

Per sostenere il suo ministero musicale, potete acquistare la sua musica su iTunes e Spotify o potete comprare il CD “Dolce Presenza” sul sito della libreria Vita e Salute: www.vie-sante.ch

Amélie Trébeau

 

 

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