Un atteggiamento di gratitudine

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Quando portiamo con noi uno spirito di gratitudine, questo permea tutto il nostro essere.

 

Una famiglia aveva due gemelli che si somigliavano solo per il loro aspetto fisico. Se uno sentiva troppo caldo, l’altro pensava che fosse troppo freddo. Se uno diceva che il volume della televisione era troppo alto, l’altro sosteneva che il volume doveva essere alzato ancora. Erano opposti in tutto e per tutto: uno era un eterno ottimista, l’altro un pessimista assoluto.

Per vedere cosa sarebbe successo, il padre dei gemelli, il giorno del loro compleanno, riempì la stanza del pessimista con ogni giocattolo e gioco immaginabile, mentre riempì la stanza dell’ottimista di fieno. Quella sera, quando il padre passò nella stanza del pessimista, lo trovò seduto in mezzo ai suoi nuovi regali, piangendo amaramente.

“Perché piangi?” chiese il padre.

“Perché i miei amici saranno invidiosi. E dovrò leggere tutte queste istruzioni prima di poter fare qualcosa con tutta questa roba. Avrò sempre bisogno di batterie e i miei giocattoli si romperanno”, rispose il gemello pessimista.

Passando davanti alla stanza del gemello ottimista, il padre lo trovò che ballava di gioia nel mucchio di fieno.

“Perché sei così felice?”, gli chiese.

Il gemello ottimista rispose: “Ci deve essere un pony qui da qualche parte!”.

Questa storia illustra che siamo padroni o vittime dei nostri atteggiamenti. È una questione di scelta. Chi siamo oggi è il risultato delle scelte fatte ieri. Domani diventeremo ciò che abbiamo scelto oggi. Cambiare significa scegliere di cambiare.

Nelle terre canadesi ci sono solo due stagioni: l’inverno e il mese di luglio. Quando le strade secondarie iniziano a scongelarsi, diventano fangose. I veicoli che si addentrano in quelle zone lasciano profondi solchi che si congelano con il freddo. Quando durante l’inverno ci si addentra in quelle zone, si trova spesso un cartello che dice: “Autista, per favore scegli con attenzione quale solco percorrere, perché ci rimarrai per i prossimi venti chilometri”.

 

Gratitudine espressa

Ci viene chiesto di “ringraziare”. Questo è un ottimo consiglio, perché una persona grata sarà una persona più felice, più sana e più santa. Ma è più di un semplice consiglio, è un ordine: “Non angustiatevi di nulla, ma in ogni cosa fate conoscere le vostre richieste a Dio in preghiere e suppliche, accompagnate da ringraziamenti” (Filippesi 4:6). “In ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1 Tessalonicesi 5:18).

 

La gratitudine è espansiva

Paolo dice che dobbiamo rendere grazie “in ogni cosa”. Queste sono le due parole che rendono questo versetto così difficile. Se ci venisse detto di ringraziare Dio nella “maggior parte delle cose”, potremmo accettarlo. Se ci fosse stato detto di ringraziare Dio nelle “cose belle”, avremmo trovato il versetto molto più facile da accettare e da seguire. Ma Paolo dice che dobbiamo ringraziare Dio in “ogni cosa”, in tutto.

È interessante notare che non c’è nessun passo della Scrittura che ci ordini di sentirci grati. I sentimenti vanno e vengono. Possono essere influenzati dal tempo, dalle nostre condizioni fisiche o da quanto abbiamo riposato la sera prima. Il ringraziamento non ha nulla a che fare con i sentimenti. Che le cose vadano bene o male, dobbiamo essere grati.

Potreste dire a voi stessi: “È facile per Paolo dirlo!”. No, non lo era. Paolo dovette fuggire da Tessalonica per paura di perdere la vita. Era stato picchiato, frustato, imprigionato, lapidato e dato per morto. Eppure disse: “In ogni cosa rendete grazie”.

 

Cantare, ancora e ancora

In Atti 16, Paolo e Sila vengono picchiati con le verghe, frustati, flagellati e poi gettati in prigione. Ma invece di sospirare, cominciano a cantare le lodi a Dio. Che cosa significa ringraziare in “ogni cosa” per la vita quotidiana? Esaminiamo due ambiti.

 

  1. Dobbiamo essere grati per le benedizioni della vita: “Quel che fa ricchi è la benedizione del Signore e il tormento che uno si dà non le aggiunge nulla” (Proverbi 10:22). Secondo questo versetto, se siete suoi, siete stati benedetti da Dio. E se siete stati benedetti da Dio, siete ricchi.

Ringraziate Dio per le benedizioni della vita, quelle semplici e quotidiane? Prendiamo il cibo, per esempio. Sapete che, ogni sera, circa il 10% delle persone nel mondo va a letto affamato? Più di un terzo della popolazione mondiale è denutrita. Ogni minuto, circa 17 persone muoiono di fame!

Ringraziate mai Dio per l’acqua? Sapevate che solo il 3% dell’acqua del mondo è acqua dolce? E che solo lo 0,5% di tutta l’acqua del mondo è disponibile per l’uso? Sapevate che circa il 25% delle persone nel mondo è costretto a bere acqua impura e contaminata? Quanto dovremmo essere grati per le benedizioni di Dio!

 

  1. Dobbiamo essere grati per i fardelli della vita: “In ogni cosa dobbiamo rendere grazie”. Si noti che è in ogni cosa, non necessariamente per ogni cosa. Anche se non dobbiamo essere grati per i problemi, dobbiamo essere grati durante i problemi. Infatti, uno degli scopi delle prove e delle tribolazioni che ci si presentano nella vita è quello di spingerci al ringraziamento. “Tutto ciò infatti avviene per voi, affinché la grazia che abbonda per mezzo di un numero maggiore di persone moltiplichi il ringraziamento alla gloria di Dio” (2 Corinzi 4:15).

Tutto ciò che ci accade accade anche per noi. Ecco perché dobbiamo ringraziare in ogni situazione. Indipendentemente da quanto ci possa sembrare brutto, Dio vuole usare le cose brutte della nostra vita per spingerci al ringraziamento.

Il noto insegnante Matthew Henry fu avvicinato dai ladri, che gli rubarono tutto il denaro. Scrisse queste parole nel suo diario: “Mi permetto di essere grato in primo luogo perché non sono mai stato derubato prima; in secondo luogo perché, pur avendo preso la mia borsa, non mi hanno tolto la vita; in terzo luogo perché, pur avendo preso tutto, non era molto; e in quarto luogo perché sono stato io a essere derubato, non io a farlo”.

 

Il segno di un cristiano che cresce

Un bambino è ingrato. Potete prendere una neonata con le coliche e camminare con lei in braccio per sette ore, e quando la metterete nel passeggino o nella culla, non vi guarderà e non vi dirà: “Grazie mille!”. Potrebbe anche urlare un po’ più forte. Ma non possiamo biasimarla, perché è solo una neonata.

E un bambino piccolo? A un bambino piccolo si può insegnare a essere riconoscente e grato. La gratitudine non è qualcosa che viene naturale, ma è un qualcosa che si può imparare. Probabilmente avete sperimentato quanto sia difficile per un bambino dire “grazie”.

Per noi la gratitudine è una vera e propria prova di carattere. Per noi, dire “grazie” in ogni cosa indica dove siamo spiritualmente e quanto siamo cresciuti.

 

Il segno di un cristiano raggiante

“È bello celebrare il Signore” (Salmo 92:1). Avere un atteggiamento di gratitudine cambierà la vostra vita. Vi proteggerà dal cinismo. Vi terrà lontani dalle critiche. Vi proteggerà dal pessimismo. Vi avvicinerà a Dio.

In “The Finishing Touch”, Chuck Swindoll scrive: “Le persone meschine sono peggio delle testarde; sono negative e rigidamente inflessibili. Mentre noi facciamo gli straordinari per proporre un’idea brillante, loro hanno già pensato a otto motivi per cui il tutto non funzionerà”.

In uno dei suoi momenti più seri, Mike Yaconelli ha affrontato il tema della meschinità: “Le persone meschine sono […] persone che hanno perso la visione. Sono persone che hanno distolto lo sguardo da ciò che conta, concentrandosi invece su ciò che non conta. Il risultato è che il resto di noi è immobilizzato dalla loro ossessione per quello che è insignificante. È tempo di liberare la Chiesa dalla meschinità. È tempo che la Chiesa si rifiuti di essere vittima di persone meschine. È tempo che la Chiesa smetta di ignorare la meschinità. È tempo che la Chiesa smetta di fingere che la meschinità non sia importante”.

 

Il segno di un cristiano che dona

Tutto ciò che avete è un dono di Dio. Giacomo 1:17 dice: “Ogni cosa buona e ogni dono perfetto vengono dall’alto e discendono dal Padre degli astri luminosi”. Se siete cristiani riconoscenti, sarete cristiani che donano, con tutto il cuore.

“Il ringraziamento, per essere veramente tale, consiste prima nel ringraziare e poi nel donare. Si può dare senza essere grati, ma non si può essere grati senza donare. Quando si dona, non solo si riconosce che tutto ciò che si ha è un dono di Dio, ma si esprime la propria gratitudine a lui”.

 

 

Di Rick White

Fonte: https://adventistreview.org/commentary/an-attitude-of-gratitude/

Traduzione: Tiziana Calà

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La gioia di essere diacono

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