Un’apertura delle chiese nella FSRT post Covid-19

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Nessuno se lo aspettava, nonostante le informazioni sempre più frequenti e ravvicinate. Il Covid-19 è arrivato in Europa e ha colpito duramente i suoi abitanti. Malati o no, abbiamo tutti patito le conseguenze di questo virus, conseguenze che non sono state nemmeno da poco.

Chi avrebbe mai pensato, all’inizio di quest’anno, che qualcosa di invisibile a occhio nudo avrebbe immobilizzato l’intero pianeta? Alcuni dicono che il 2020 è un anno perso… ma non solo.

Questa situazione ha influenzato, sta influenzando e influenzerà per molti anni a venire, l’economia, la salute e la politica mondiale. E spiritualmente, invece?

La rapida diffusione del nuovo coronavirus ha portato alla chiusura improvvisa e brutale di luoghi di culto quasi ovunque in Europa. La Svizzera non ha fatto eccezioni. Dal 14 marzo 2020 tutte le chiese del nostro territorio sono state chiuse. Non ci sono stati più servizi di culto o altre attività. Una nuova situazione in un contesto di “pace”. Mai prima d’ora le porte delle nostre chiese svizzere sono rimaste chiuse per così tante settimane di fila. La FSRT ha dovuto e ha saputo adeguarsi a questa direttiva.

Dal 14 marzo, ogni sabato, un servizio di culto composto da un messaggio per i bambini, un momento di lode e un nuovo messaggio biblico, è stato offerto su internet. E dal 28 marzo questo servizio viene preceduto dalla Scuola del Sabato. È stata organizzata anche una santa Cena, virtuale ma pur sempre molto spirituale.

I membri si sono dati appuntamento ogni sabato sul canale YouTube di Espoir Médias, che si è occupato dell’organizzazione, del montaggio e della trasmissione di questi eventi settimanali.

Il virtuale ha sostituito il reale, lo schermo ha funto da chiesa e la chat online ha permesso l’interazione con altri membri. Così sono passate le settimane, in attesa di un ritorno alla normalità.

 

E alla fine di maggio è arrivata la buona notizia: la fine della quarantena continua. Dal 30 maggio è consentito l’assembramento di un massimo di 30 persone, il che permette di prevedere la riapertura di alcune chiese in Svizzera.

Si tratta del tanto atteso ritorno alla normalità? Non proprio, non ancora. In effetti, la fine della quarantena continua, ma il virus non è ancora scomparso. Le condizioni per gli assembramenti sono ancora rigide, come stabilito dall’OFPS. Sono ancora obbligatorie le misure di distanziamento sociale, misure che si rivelano restrittive nell’esercizio dei nostri servizi di culto. Ecco alcuni esempi:

 

  • Deve essere possibile limitare e controllare il numero dei partecipanti (ad esempio tramite un sistema di prenotazione o di controllo degli ingressi).
  • Ogni persona deve avere a sua disposizione circa 4m2 a testa.
  • Per poter rintracciare i partecipanti, i dati devono essere registrati e conservati per 14 giorni.
  • Una persona deve essere nominata come responsabile del rispetto di queste regole.
  • Dovrebbero essere evitati i raggruppamenti di persone prima e dopo le funzioni religiose e gli incontri.
  • Il numero di persone che dirigono il servizio di culto dovrebbe essere ridotto al minimo. La distanza tra il predicatore e la congregazione deve essere rispettata.
  • Bisogna mettere a disposizione, all’ingresso e all’uscita, del disinfettante per mani.
  • Possono essere utilizzati solo locali ben ventilati.

 

Alla luce di queste direttive, ogni comunità della FSRT ha avuto l’opportunità di decidere a livello locale se riaprire o meno.

L’immagine sottostante mostra le chiese che saranno aperte dal 30 maggio 2020 e nelle settimane successive:

 

E le altre comunità? La SdS e il servizio di culto online continueranno fino a fine di giugno, in attesa dell’evoluzione della situazione e delle decisioni della confederazione in materia. Il culto online… un’abitudine presa da molti avventisti in tutto il mondo durante la quarantena. Espoir Médiasha registrato una media di 300 case collegate al suo canale YouTube durante la trasmissione del servizio di culto. Quando è stato annunciato l’inizio della quarantena, molti utenti di Internet hanno chiesto la continuità del culto online. Questa opzione sta venendo esaminata dai responsabili della FSRT. Mentre i vantaggi sono innegabili per le persone che non possono recarsi in una chiesa fisica in tempi normali (per motivi di malattia o altro), si pone una domanda per le altre persone. C’è forse chi preferirebbe mantenere l’abitudine di avere la chiesa in casa piuttosto che andare in chiesa?

In un momento in cui la vita sembra tornare lentamente alle sue vecchie abitudini, possiamo chiederci cosa rimarrà di questa crisi del Covid-19, per noi, per la nostra vita spirituale, per la Chiesa e anche per la nostra chiesa locale.

Come ogni crisi, fin dal giardino dell’Eden, tutto questo non rimarrà privo di conseguenze.

 

Alcuni di noi hanno vissuto questo periodo nell’angoscia e nella paura, sentendosi intrappolati e senza speranza. È bene allora ricordare che il popolo d’Israele, inseguito dall’esercito del faraone, si trovò intrappolato, senza via d’uscita, circondato dai suoi nemici, bloccato tra le montagne e il mare. Ma Dio ha compiuto il miracolo di aprire il Mar Rosso per liberarli; Dio era con loro.

Altri trovarono il tempo lungo e soffrirono di isolamento, di noia, rimpiangendo quando avevano del tempo libero a loro disposizione. È bene allora ricordare che anche il popolo d’Israele ha sofferto nel deserto, rimpiangendo addirittura la schiavitù in Egitto, non fosse che per un pezzo di carne. Ma questo deserto aveva uno scopo edificante, Dio era con loro.

Sembra che una minoranza sia riuscita a vivere questo drastico stacco dalla routine come un’opportunità per tornare all’essenziale: la famiglia, il riposo, la disponibilità verso Dio.

 

Non siamo tutti uguali di fronte alle emozioni che ci travolgono in tempi di crisi e difficoltà. Ma Dio è sempre lo stesso in ogni momento. È presente al nostro fianco, è pronto a fare miracoli per salvarci.

Cosa rimarrà di questa crisi del Covid-19? Riuscirà a lasciarci freddi, a lasciarci cladi? Spetta a ciascuno di noi DECIDERE.

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