Dottore, lei ha visto il mio angelo!

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Come un miracolo nella Jugoslavia degli anni ‘60 ha portato a generazioni di fede.

 

“Finché sarò il presidente della commissione, non avrà mai la pensione di invalidità!”. Il dottor Bilanovich era categorico. La sua paziente, Štefica Bratulic (Stefania Bratulich), era devastata nel sentire quelle parole. Non solo era un terribile colpo personale, ma aveva anche messo alla prova la sua nuova fede in Dio.

Il percorso di fede di Stefania era iniziato quando suo padre, prima di morire, aveva esortato tutti i suoi figli a cercare la vera chiesa, quella che osservava il giusto giorno di riposo. “La chiesa che abbiamo frequentato non è la vera chiesa”, disse loro. “Non dovrebbero adorare idoli e santi, e la domenica non è il vero giorno di riposo”.

Su nove figli, lei era l’unica ad aver preso a cuore i desideri di suo padre. Aveva trovato la Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno seguendo una donna che le aveva detto di non venire (sì, avete letto bene! Le aveva detto di non venire), e ora era impegnata in quella comunità. Non era un’impresa da poco. La migliore opzione per chiunque in un paese sotto il regime comunista era di non credere in Dio. Diventare avventista del settimo giorno non solo era una mossa imprudente, ma pericolosa.

 

Dopo la conversione di Stefania, la sua vita non faceva che peggiorare. La sua famiglia era contraria alla sua decisione. Sua madre e i suoi fratelli la prendevano in giro. Suo marito era contro; era un alcolizzato, e invece di mantenere la famiglia, rubava dalla sua stessa casa. I suoi due figli, che frequentavano le elementari, avevano problemi a scuola perché non frequentavano il sabato. Ora aveva una terza figlia, un’altra bocca da sfamare anche se non c’era abbastanza cibo per i due che già aveva. Ma la cosa peggiore era che la sua salute stava seriamente peggiorando. La sua spina dorsale stava cedendo. Non poteva più lavorare e doveva trovare altri mezzi per mantenere la sua famiglia. L’unico raggio di speranza era ricevere una pensione di invalidità dallo stato.

Sotto il comunismo, avrebbe dovuto ricevere una pensione, ma dato che era una credente in Dio, questo rappresentava un grosso ostacolo.

Non era la prima volta che cercava di ottenere la pensione. Ogni volta veniva respinta perché il suo medico rilasciava un certificato che indicava che era idonea a lavorare a causa della sua fede.

 

Un giorno scoprì che Bilanovich aveva bisogno di una collaboratrice domestica, una donna che facesse i lavori di casa. Andò a parlarne con lui.

“Ho sentito che ha bisogno di un aiuto domestico. Ho qualcuno da raccomandarle”, esordì.

Bilanovich era emozionato. “Sì, ho bisogno di un aiuto domestico. Chi mi può raccomandare?”.

“Ho una raccomandazione eccellente per lei: io! Voglio lavorare come collaboratrice domestica. Se mi ammalo a casa sua, avrò la persona giusta per aiutarmi”, rispose lei.

“Non sei adatta a lavorare come collaboratrice domestica”, replicò lui, deluso.

“Se non sono adatta a lavorare a casa sua, non sono adatta a lavorare in nessun posto. Per favore, mi rilasci un certificato di salute che lo indichi, in modo da poter ottenere una pensione di invalidità dallo stato”, implorò lei.

“Non lo farò”. Questa fu la sua risposta definitiva.

 

Nel frattempo, Stefania aveva ricevuto qualche consiglio da un’altra donna che aveva ricevuto la pensione pur godendo di condizioni di salute migliori.

Invece di andare solo dal suo medico designato dallo stato, lo stesso giorno si era recata in una clinica privata per lo stesso esame. La clinica privata aveva giustamente notato che non era in grado di lavorare, dichiarando esattamente l’opposto rispetto a quanto dichiarato dal medico nominato dallo stato.

Con nuove prove in mano, Stefania aveva avviato di nuovo la procedura. Ma con Bilanovich, che era anche il presidente della commissione che concedeva le pensioni di invalidità, che giurava che non avrebbe mai approvato la sua domanda, c’era qualche speranza? Il suo Dio appena ritrovato l’avrebbe forse aiutata?

Con una data fissata per l’incontro con la commissione, Stefania decise di fare un digiuno di tre giorni, pregando e chiedendo ai suoi figli e a sua sorella in Cristo, Mitza, di unirsi a lei nella preghiera.

Debole per la malattia e per la mancanza di cibo, riuscì a malapena ad arrivare all’appuntamento. I membri della commissione esaminarono lei e i suoi documenti. Il presidente della commissione, Bilanovich, parlò in suo favore. La decisione fu unanime: poteva ricevere una pensione di invalidità.

Stefania era felicissima del risultato, ma pur sempre incuriosita dal cambiamento di atteggiamento di Bilanovich. Questi aveva giurato di andarle contro, ma ora si era espresso in suo favore. Perché?

 

L’indomani l’avrebbe scoperto. Doveva rivedere Bilanovich per raccogliere i documenti che avrebbe portato all’agenzia governativa che rilasciava la pensione mensile.

“Signora Bratulich, non so cosa mi sia successo ieri. Volevo esprimermi contrario, ma invece mi sono espresso a favore”, le confidò.

“Ha detto loro qualcosa che non era vero?”, chiese lei.

“Tutto quello che ho detto era vero, ma non volevo dirlo”, rispose lui.

“Allora perché non ha detto quello che voleva dire?”.

Quello che lui descrisse fu il miracolo per cui lei aveva tanto pregato. “La sera prima dell’incontro della commissione, stavo per addormentarmi quando un uomo grande, forte e brillante venne nella mia stanza e mi diede un colpetto sulla spalla, dicendo: ‘E la questione della signora Bratulich?’ La cosa mi fece trasalire. Poi l’uomo scomparve nel nulla”.

“Mi rilassai e stavo per addormentarmi quando lui ritornò, mi diede un colpetto sulla spalla e chiese: ‘E la questione della signora Bratulich?’ Ero proprio spaventato. Questo accadde più e più volte nel corso della notte. Non ho avuto un minuto di sonno! Non potevo sopportare un’altra notte come quella, così ho dovuto dire la verità”.

“Dottore! Lei ha avuto il privilegio che io non ho avuto. Lei ha visto il mio angelo!”, esclamò la donna.

 

La volta seguente che Stefania andò dal suo medico, gli portò un regalo: una Bibbia. Il suo medico ne fu entusiasta. Prese la Bibbia con entrambe le mani e se la premette al petto.

“Signora Bratulich, mi ha portato una Bibbia?”, chiese con entusiasmo.

Anche se non si unì mai alla Chiesa Cristiana Avventista del Settimo Giorno, ebbe la Bibbia e l’incontro personale con l’angelo custode di Stefania a guidarlo per il resto della sua vita.

 

La pensione che Stefania ricevette per il resto della sua vita trasformò la situazione finanziaria della famiglia. La pensione di invalidità costituiva dei fondi regolari su cui poteva contare, e attraverso una gestione attenta, diede persino del denaro ad altre persone, con lo scopo di aiutarle. Stefania continuò a servire Dio per tutta la sua vita, testimoniando a molti attraverso i libri che ora poteva comprare, ma ancora di più con il suo comportamento e la sua vita. Il governo comunista è caduto, ma la sua chiesa è ancora in piedi e il suo Dio risponde ancora alle preghiere.

 

Una dei suoi figli che pregava per questo miracolo era Marija Ðidara. È un’avventista del settimo giorno impegnata. Insieme a suo marito Marko, ha cresciuto cinque figli, tutti avventisti impegnati.

La terza figlia che le era nata è Danijela Schubert (l’autrice di questo pezzo). Sua madre le ha pagato la retta per completare l’università. Da allora ha completato due master e un dottorato, ha cresciuto due figli e, insieme a suo marito, ha lavorato come missionaria in Pakistan e Papua Nuova Guinea, come docente nella scuola di teologia prima e come segretaria associata della Divisione Sud Pacifico poi. Attualmente, ricopre il ruolo di direttrice dei Ministeri Femminili della Divisione Sud Pacifico. L’esperienza di sua madre si è svolta nell’ex Jugoslavia degli anni ‘60.

 

 

Di Danijela Schubert, Adventist Record

Fonte: https://www.adventistreview.org/doctor-you-saw-my-angel

Traduzione: Tiziana Calà

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