Da “io” a “noi” | Amicizia e reciprocità

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La saggezza dell’amicizia consiste nel trovare coloro che non richiedono un prezzo, né ti chiedono di cambiare.

 

La realtà sociale rivela che l’amicizia ha uno status speciale rispetto ad altri tipi di relazioni, come, per esempio, il matrimonio o le relazioni intra-familiari. L’amicizia nasce quando le condizioni sono favorevoli. Mi piace, mi sta bene, ne ho bisogno, mi fa ridere, mi capisce, sono tutti criteri di base per scegliere i propri amici. Tutti questi criteri hanno a che fare con la nostra persona. Alla luce di questo, sorgono alcune domande. Se siamo noi al centro dell’amicizia, dove potremmo trovare potenziali compagni per le nostre amicizie? Due amici possono darsi l’un l’altro in modo uguale? Cosa succede quando uno dà più dell’altro? È giusto aspettarsi che uno scenda a compromessi per l’altro?

 

L’amicizia non richiede nulla, ma riceve molto

Un amico è una risposta a qualcosa di profondo dentro di noi, “qualcosa che siamo”, senza l’intenzione di cambiare noi o cambiare il nostro amico. Aristotele, nell’Etica Nicomachea, identifica l’amicizia come una partecipazione alla coscienza esistenziale dell’altro. È una reciprocità nella percezione di ciò che l’altro sente e pensa. Tu senti che loro pensano come te.

L’accettazione, la genuinità e l’empatia sono solo alcuni degli ingredienti che compongono un’amicizia autentica e il grado di comfort offerto dalla relazione è dovuto al fatto che nessuno dei due cerca di cambiare l’altro. Nessuno vuole un’amicizia in cui l’altro desidera cambiarlo secondo la propria cattiva volontà. Il cambiamento, indipendentemente dalla direzione da cui proviene, è un progetto costoso. Tempo, emozioni, conflitti e stress sono solo alcuni esempi di questo costo.

L’amicizia ideale non richiede nulla all’altro, beneficia solo di ciò che è già disponibile. La semplice e naturale manifestazione di ciò che l’altro è risponde al nostro bisogno più profondo. La saggezza dell’amicizia consiste nel trovare chi, senza venir richiesto o senza che gli si richieda qualcosa, dà ma non si aspetta di ricevere.

Le amicizie si scelgono, non accadono e basta. “Io sono amico di tutti quelli che ti temono, di quelli che osservano i tuoi precetti” (Salmo 119:63). Fare amicizia con coloro che, per il loro naturale modo di essere, ti aiutano a soddisfare i tuoi bisogni, crea la premessa per la soddisfazione e la longevità di un’amicizia.

Cosa facciamo quando noi e i nostri amici abbiamo bisogni contrastanti? Come affrontiamo le situazioni in cui, indipendentemente dalle decisioni che prendiamo, l’uno o l’altro viene colpito negativamente?

 

L’utopia della reciprocità: l’uguaglianza

La reciprocità nell’amicizia parte dalla premessa che possiamo raggiungere una situazione “vincente” per entrambi o che possiamo ragionevolmente scendere a compromessi a beneficio di entrambe le parti.

Spesso, le aspettative di reciprocità creano l’impressione di un atteggiamento di diritto, che inibisce i recettori di soddisfazione, gioia e gratitudine, ed elimina l’elemento sorpresa nella relazione. Quando qualcuno offre qualcosa che non soddisfa le aspettative dell’altra persona, indipendentemente dalla sua intenzione, questo non viene percepito come un beneficio da chi lo riceve.

Misurare il coinvolgimento e il contributo in un’amicizia trasforma la vera reciprocità in un’equazione impossibile. La matematica della reciprocità nel contesto di un’amicizia dipende dalla percezione di ogni persona. La valutazione e gli strumenti dei doni ricevuti o dati sono in continuo movimento. Quando qualcuno è disperato e riceve aiuto, quell’aiuto è percepito come il dono più importante che possa ricevere.

Le cose si complicano quando qualcuno riceve un dono di cui non ha bisogno. Tale dono è spesso quantificato come un sacrificio da parte di chi lo fa ed esclude la reciprocità. La situazione più infelice è quella in cui chi riceve aiuto lo percepisce come una schiavitù o un’intrusione nel suo privato. In questo caso, colui che viene aiutato si aspetta persino che la situazione venga riparata.

L’equazione della reciprocità può essere usata come una scala di ciò che si riceve o si dà. Misurare la reciprocità dal punto di vista del tempo e delle emozioni semplifica l’equazione ma non la risolve. Per quanto ci proviamo, è quasi impossibile investire ugualmente tempo ed emozioni nell’altro. La diversità dei bisogni umani ne è la ragione principale. Alcuni percepiscono la libertà che il loro partner dà loro come un beneficio, mentre altri hanno bisogno di stare sempre insieme e fare tutto insieme.

 

Reciprocità attraverso il compromesso benefico

L’accettazione e la reciprocità benefica indicano la presenza di un compromesso in qualsiasi tipo di relazione. Il compromesso implica che entrambe le parti rinuncino a qualcosa che desiderano, nell’interesse di un risultato benefico per tutti. Finché non minaccia i principi fondamentali della vita, il compromesso è benefico e necessario. Se la sua conseguenza è la distruzione del sistema di valori di uno dei partner, questo porta alla frustrazione e più tardi al conflitto. Se sono in gioco i principi e i valori di vita, è necessario un altro tipo di compromesso, in cui le parti rispettano reciprocamente opinioni e comportamenti contraddittori. Tuttavia, più compromessi si raggiungono, più la relazione diventa vulnerabile. Come disse una volta lo scrittore rumeno Camil Petrescu, “la grande saggezza è scegliere amici che non ti facciano scendere a compromessi”.

“Di tutte le cose che la saggezza procura per ottenere un’esistenza felice, la più grande è l’amicizia” (Epicuro).

 

Falsa reciprocità e altri eccessi

A volte, la reciprocità genera il suo esatto contrario. Un esempio estremo è la sindrome di Stoccolma, dove la vittima si preoccupa ossessivamente dei bisogni del suo rapitore, trascurando i propri. L’attaccamento all’aggressore porta all’impossibilità di una separazione volontaria. Su scala minore, ci sono persone che, perdendo la consapevolezza del proprio valore in seguito a traumi o abusi, hanno bisogno di essere dominate in una relazione. In questi casi, paradossalmente, la relazione completamente sbilanciata offre la percezione della reciprocità. Uno vede soddisfatto il suo bisogno di ricevere, mentre il desiderio dell’altro di dare è soddisfatto. Questo è un estremo che si dovrebbe evitare.

C’è anche il problema dell’altruismo sbilanciato, che può divorare le nostre risorse interne e diventare quindi dannoso. Questa conseguenza alla fine si ripercuote sul nostro prossimo. Come nel caso del protocollo di emergenza quando un aereo precipita, le madri che si prendono cura dei loro bambini, il benessere di chi dà è sia la condizione che la fonte del benessere del prossimo. La condizione principale del dare è avere qualcosa da dare. Prendendosi cura di se stessi, ci si prende cura degli altri. Allo stesso tempo, l’altruismo può essere a svantaggio di chi lo mette in atto. Alcuni doni, o il momento in cui vengono fatti, possono essere svantaggiosi per chi li riceve. Essendo sempre quello che scende a compromessi si può incoraggiare l’abuso, la pigrizia, il furto e così via. A volte, astenersi dal dare può essere il miglior regalo per il prossimo.

 

La premessa della reciprocità da una prospettiva biblica

Le affermazioni della Bibbia in materia di amicizia sottolineano ciò che è importante: “Vi è più gioia nel dare che nel ricevere” (Atti 20:35). “L’amico ama in ogni tempo” (Proverbi 17:17). “Nessuno cerchi il proprio vantaggio, ma ciascuno cerchi quello degli altri” (1 Corinzi 10:24). “Da’ a chiunque ti chiede” (Luca 6:30).

Il fondamento dell’amicizia è amare il prossimo. Questo è in realtà il fondamento dell’umanità. Dio ha creato gli esseri umani a sua immagine, definendo se stesso come amore. Perciò, amando, gli esseri umani vivono. Se il più grande bisogno dell’uomo è quello di essere amato, la sua più grande responsabilità è quella di amare. Un cristiano non offre per ricevere, ma riceve per offrire. Questo è il modo in cui Dio si manifesta agli uomini. Lui dà prima che noi diamo o meritiamo. Il problema di togliere l’amore dall’amicizia non consiste nello svuotarla fino a farla scomparire, ma nel riempirla di egoismo e malizia. L’amicizia senza amore porta all’odio e all’incomprensione.

Nel caso dell’amicizia biblica, la reciprocità è la conseguenza implicita del dare. Dando, io do a me stesso. Allo stesso tempo, l’altruismo è contagioso. Oltre alla felicità implicita che produce, offre le condizioni più favorevoli perché anche il prossimo agisca in modo altruistico. Il beneficio viene così raddoppiato.

 

 

Di Stefanita Poenariu

Fonte: https://st.network/analysis/top/from-me-to-us-friendship-and-reciprocity.html

Traduzione: Tiziana Calà

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