Se potessimo essere come Dio

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Cosa faremmo con tutta la sua potenza e la sua grazia?

 

Uno dei pezzi allegorici più stimolanti che ho letto ultimamente è una breve storia dello scrittore israeliano Etgar Keret. In “Storia di un autista di autobus che voleva essere Dio”, Keret racconta di un autista di autobus “che non avrebbe mai aperto la porta dell’autobus per le persone che erano in ritardo”. Come si scopre, non è che l’autista dell’autobus fosse cattivo, ma lo faceva perché era giusto. Se avesse dovuto aspettare un passeggero, ragionava l’autista, il resto dei passeggeri che erano arrivati in tempo ne avrebbero risentito. Il senso di giustizia dell’autista gli avrebbe impedito di acconsentire anche a “piccole signore anziane con borse di carta marrone piene di spesa, che si sforzavano di fargli cenno con mani tremanti”.

Ma il più colpito dall’intransigente senso di giustizia dell’autista di autobus era Eddie, un uomo che era sempre in ritardo e che aveva perso tutto nella sua vita a causa di questa sua caratteristica. Un giorno, al lavoro, Eddie incontrò una ragazza di nome Happiness e, in qualche modo, lei accettò il suo invito a incontrarsi il giorno dopo per una chiacchierata al parco.

Il giorno seguente, Eddie fece del suo meglio per non perdere l’autobus, ma proprio mentre correva alla fermata, vide l’autobus allontanarsi. Fortunatamente per Eddie, il primo semaforo, cento metri dopo la fermata, divenne rosso appena in tempo e l’autobus si fermò. Eddie corse più veloce che poteva, anche se sapeva di non avere alcuna possibilità. “Non ha nemmeno bussato sul vetro, era così debole. Guardò solo l’autista con gli occhi umidi, e cadde in ginocchio, ansimando e respirando a fatica”.

La storia prosegue: in quel momento l’autista dell’autobus ricordò che molto tempo prima di diventare un autista, aveva voluto essere Dio. Poiché non era in grado di diventare Dio, si era accontentato di essere un autista di autobus. “E improvvisamente l’autista si ricordò di come una volta si era ripromesso che se fosse finalmente diventato Dio, sarebbe stato misericordioso e gentile e avrebbe ascoltato tutte le sue creature”. Era la ragione per cui, nonostante l’inflessibile senso di giustizia dell’autista, non poteva andarsene senza aprire la porta a Eddie. Così fece entrare Eddie.

Come si scoprì, l’appuntamento non ebbe successo. Happiness rivelò a Eddie che era già fidanzata. Tornando alla fermata dell’autobus, esausto e triste, Eddie vide l’autobus già alla fermata. Era troppo tardi, anche per correre. Inoltre, non gli erano rimaste più energie. Tuttavia, quando Eddie, affranto, arrivò finalmente alla fermata dell’autobus, scoprì che l’autobus era ancora lì, ad aspettarlo. “E nonostante i passeggeri gridassero e brontolassero, invitandolo a darsi una mossa, l’autista stava aspettando Eddie”.

La storia finisce in modo intrigante, proprio com’era iniziata. “Quando iniziarono a muoversi, [l’autista dell’autobus] fece a Eddie un triste occhiolino, che in qualche modo rese l’intera situazione quasi sopportabile”.

 

Essere Dio

Cosa faremmo se fossimo al posto di Dio? Come useremmo tutta la sua potenza e tutta la sua grazia? Faremmo in modo di essere perfettamente giusti o preferiremmo diventare misericordiosi? Potremmo essere entrambi? Dovremmo esserlo?

Spesso ho immaginato come sarebbe applicare perfettamente la giustizia e dare a tutti ciò che, nella mia visione limitata, ogni persona merita, proprio come Dio potrebbe potenzialmente fare. Il mondo sarebbe un posto migliore, ho fantasticato. Ma che dire della misericordia di Dio? “Attraverso gli interventi di Dio nella storia umana”, scrisse Ellen White, “si manifestasse il principio dell’amore divino” (Gli uomini che vinsero un impero, p. 148). E se potessimo vedere gli altri come li vede Dio, se potessimo essere misericordiosi come lo è Dio? Il mondo non sarebbe forse un posto molto migliore?

Attraverso Gesù, Dio ci ha chiamati al Suo standard di perfezione. “Voi dunque siate perfetti, come è perfetto il Padre vostro celeste” (Matteo 5:48). Questo versetto viene spesso citato fuori dal suo contesto, che troviamo nei versetti precedenti. “Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; poiché egli fa levare il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti” (vv. 44-45).

È lo standard di perfezione di Dio e sua la chiamata a coloro che si definiscono figli di Dio: amare perfettamente come Lui ama, anche a costo di essere, in termini umani, ingiusti. Dopo tutto, questo è ciò che ha fatto con noi. “È una grazia del Signore che non siamo stati completamente distrutti; le sue compassioni infatti non sono esaurite” (Lamentazioni 3:22); “Ma Dio, che è ricco in misericordia, per il grande amore con cui ci ha amati, anche quando eravamo morti nei peccati, ci ha vivificati con Cristo” (Efesini 2:4-5).

La chiamata di Dio alla perfezione è un invito a essere misericordiosi e gentili nei confronti delle altre persone. È la nostra unica speranza se sogniamo di prendere l’autobus verso il cielo.

 

 

Di Marcos Paseggi

Fonte: https://www.adventistreview.org/if-we-could-be-like-god

Traduzione: Tiziana Calà

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