La gioia di aiutare gli altri

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“Se solo avessi i soldi, farei tante cose per aiutare gli altri, soprattutto i più sfortunati”, è una frase fin troppo familiare.

Non sentitevi insoddisfatti se vi mancano i soldi. Si può dare molto anche senza denaro. In effetti, il denaro è la cosa meno importante di tutte quelle che possiamo donare. Forse questo vi sorprenderà, ma è davvero divertente donarsi senza pensare di essere “pagati” o di ricevere un favore in cambio. Lo so perché l’ho sperimentato.

Fino a un anno fa, ero nella cosiddetta “corsa competitiva” con i colleghi che lottavano per ottenere la posizione migliore nell’azienda dove lavoravo. Per molti anni ho lavorato a Wall Street in condizioni di forte tensione, dalle prime luci dell’alba fino a notte fonda, con poco tempo per consumare pasti adeguati e nessun momento di svago o esercizio fisico. Alla fine, una coronaria bloccata mi ha risvegliato. Mi sono reso conto, quando era quasi troppo tardi, che non c’è tanto che si può portare con sé.

Ora che sono andato in pensione anticipata, mi sono completamente allontanato dalla mia vita fatta di pressione e corse per il potere e il prestigio. So di essere un uomo nuovo. Mi pettino persino in modo diverso e indosso abiti casual che non ho mai osato indossare prima.

È rigenerante vivere una vita di svago, non proprio di ozio, perché resto impegnato, pur senza sentirmi sotto tensione. Ma ho invertito la rotta: invece di cercare di ottenere, ora cerco di dare.

Una signora anziana che abita dietro l’angolo di casa mia non ha l’automobile, così la accompagno in città ogni volta che vuole curiosare, fare acquisti o andare dal parrucchiere. La vado a riprendere qualche ora dopo. La sua stimolante conversazione è tutta la “paga” che mi serve.

È un fatto ineluttabile: non ci vuole molto a portare i bidoni della spazzatura vuoti di miei vicini. Dopotutto, sto solo facendo una passeggiata con il mio barboncino e sono io quello che beneficia di più dell’esercizio fisico. Essere pagati per questi e altri piccoli favori rovinerebbe il divertimento di aiutare gli altri. Il compenso più redditizio è la soddisfazione di sapere di aver resto la vita un po’ più facile ad alcuni cittadini anziani che vivono vicino a me. E in qualche modo, si ottiene sempre dalla vita ciò che si dona. Il testo che parla di gettare il pane sulle acque (cfr. Ecclesiaste 11:1) è ancora valido.

Per esempio, ho detto alla signora che accompagnavo in città quanto mi piacesse la Nona di Beethoven alla radio. In pochi minuti è tornata con un abbonamento per i concerti della sinfonia locale. Quando siamo tornati a casa sua, mi sono chiesto perché volesse farmi aspettare.

“Sono contenta che ti piaccia la buona musica”, osservò mentre mi consegnava l’abbonamento. “Per anni sono stata abbonata, solo per aiutare l’associazione dei concerti. Non ho mai assistito a un concerto: non mi piacciono. Goditeli!”. “Certo che lo farò!”, le ho risposto. “In effetti, stavo rimuginando sull’idea di spendere settantacinque dollari per un abbonamento”. “Puoi tenere l’abbonamento; spero che i concerti ti piacciano”, ha ribattuto lei.

Mia moglie e io ci eravamo imposti di restituire regolarmente la decima (il 10%) alla Chiesa. La mia decima non restituita ammontava a quasi mille dollari. Alcuni mesi prima della fine dell’anno scorso, ero stato ricoverato in ospedale per un grave attacco di cuore.

Per coincidenza, dovevo una somma simile per le fatture mediche e ospedaliere, anche se le mie assicurazioni avevano pagato la maggior parte di esse.

Purtroppo il mio conto corrente era troppo esiguo per coprire sia la decima sia le spese mediche. Inoltre, avevo appena smesso di lavorare. Ma io e mia moglie decidemmo di “saldare” prima il nostro obbligo verso Dio, ossia la decima. Pochi giorni prima della fine dell’anno abbiamo ricevuto un assegno da una fonte che non aveva mai fornito fondi. E, come avrete intuito, era più della decima che avevo restituito.

Non abbiate paura di fare i complimenti all’artista ogni volta che sentite un’esibizione ben fatta. Sarete sorpresi di quanto poco apprezzamento venga realmente espresso. Se non potete farlo di persona, scrivete comunque una breve nota di ringraziamento. Non richiede molto sforzo e costa poco, se non niente.

Troppo spesso musicisti, predicatori e funzionari pubblici vengono criticati quando non sono all’altezza. Dopo tutto, sono esseri umani e desiderano qualche briciola di apprezzamento da parte di coloro che servono, soprattutto quando fanno un buon lavoro.

Non molto tempo fa ho assistito a un concerto emozionante. Durante l’intervallo, come è mia abitudine, ho fatto due passi. La mia attenzione si è inaspettatamente concentrata sul direttore d’orchestra, che camminava imbronciato avanti e indietro. Non essendo una persona timida o introversa, mi sono avvicinato con coraggio e gli ho detto: “La prima metà di questo concerto mi ha veramente ispirato. È la migliore esecuzione che ho sentito in questa stagione”. Ed ero serio, lo pensavo davvero.

Il direttore d’orchestra si fermò a guardarmi. Avevo detto qualcosa di sbagliato? Poi la sua espressione si è trasformata, lasciando spazio a un ampio sorriso. Da quel momento in poi, fui come un amico perduto da tempo. Mi presentò sua moglie, seduta poco distante.

La seconda parte del concerto fu ancora più mozzafiato della prima. Il taciturno direttore d’orchestra divenne improvvisamente loquace, raccontando i suoi successi musicali passati ed esprimendo i suoi progetti futuri. Era così preso dal racconto che ha tardato a riapparire sul palco.

Dopo il concerto di quella sera, mi sembrava di tornare a casa sulle nuvole, a cavallo di Pegaso, invece che sulle strade dissestate a bordo della mia Impala. Pensate che fossi felice di aver espresso il mio sincero apprezzamento? Certo che lo ero. Come mi era venuta l’idea di aiutare gli altri? Ero stato uno scout e avevo fatto la mia buona azione quotidiana. Tuttavia, poco tempo fa ho iniziato a preparare un libro sulla vita dei grandi scrittori di inni. Durante la mia ricerca, mi sono stupito di come molti di loro abbiano dato così tanto senza pensare di venire “ripagati”.

Frances Ridley Havergal, per esempio, aveva pochi soldi da dare, ma dedicava la sua voce melliflua per lodare il Signore. Spesso veniva sollecitata a esibirsi come solista in un concerto, ma lei si rifiutava di cantare altro che non fosse musica sacra. Lasciò un’eredità di grandi inni, un’eredità molto più importante del denaro, come testimonia la sua dichiarazione d’amore a Gesù: “Prendi la mia voce e fammi cantare, sempre e solo per il mio Re”.

Charlotte Elliott pubblicò anonimamente un inno, “Just as I Am”, nella pubblicazione annuale “The Yearly Remembrance”, di cui era redattrice. Alla fine, quando le venne chiesto, ammise di essere stata lei a scriverlo. Questo inno di mia sorella ha fatto molto di più”, scrisse suo fratello, il pastore H. V. Elliott, dopo la morte di Charlotte, “di tutti i miei sforzi nel corso di un lungo ministero”.

Maeterlinck aveva ragione quando dichiarava: “Un atto di bontà è di per sé un atto di felicità. Nessuna ricompensa successiva all’evento può essere paragonata alla dolce ricompensa che l’ha accompagnato”.

Nella vostra frenetica ricerca di denaro, potreste scoprire che la felicità vi è sfuggita, sia che abbiate acquisito (o meno) ricchezza e potere. Ma quando aiutate gli altri, anche senza donare del denaro, scoprirete che la vostra vita si è arricchita. Come altri prima di voi, sarete voi stessi a ricevere la benedizione più grande di tutte.

 

 

Fonte: https://www.messagemagazine.com/articles/throwback-thursday-the-joy-of-helping-others/

Traduzione: Tiziana Calà

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