ZWINGLI: UNO SVIZZERO NON MOLTO CATTOLICO…

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Benvenuto, signore Zwingli. Siamo nel 2017, 500 anni dopo gli inizi della riforma protestante. Accanto a Lutero, e praticamente nello stesso periodo storico, è alla testa di un movimento in Svizzera. Quali sono le sue origini, la sua formazione e la sua vocazione?

UZ. Sono nato il 1 gennaio 1484 a Wildhaus, nel cantone San Gallo, in una famiglia con 9 figli. Mio padre, un contadino, voleva che studiassi lontano dai monaci: ecco perché mi ha mandato all’università di Vienna, in Austria. All’epoca gli studi non mi interessavano e ne rimasi fuori. Al mio ritorno, scopersi con entusiasmo gli studi di teologia. Tra il 1512 e il 1515 sono stato cappellano durante la guerra della Svizzera contro il re di Francia. Nel 1519 sono diventato parroco della cattedrale di Zurigo, portando la città verso la riforma protestante. Due anni prima Lutero aveva affisso le sue 95 tesi per condannare le indulgenze. Nel 1523 ho proposto al Consiglio di Zurigo di organizzare un dibattito tra protestanti e cattolici. Per quell’occasione ho preparato 67 tesi caratterizzate da un cristocentrismo radicale. In seguito al dibattito, il Consiglio ha adottato la riforma, facendo sì che altre città e cantoni ne seguissero l’esempio.

Cosa rimprovera alla Chiesa della sua epoca, quella cattolica romana?

UZ. Ai miei tempi, nell’Europa occidentale c’era una sola chiesa, quella che veniva chiamata appunto la Chiesa cattolica romana; esisteva già da 1500 anni. I re d’Europa erano tutti cattolici e sottomessi al papato. La stampa non esisteva ancora, per quello bisognerà aspettare la fine del XV secolo. Quindi potete bene immaginare che la maggior parte della popolazione era analfabeta e facilmente manipolabile dalla Chiesa. Con un potere così grande tra le mani, numerosi sono stati gli abusi perpetrati dal cattolicesimo.

Perché vi siete avventurato in questo movimento contro Roma?

UZ. Io, Lutero e altri, in qualità di professori di teologia e grazie alle nostre forti personalità, avevamo accesso alla conoscenza; abbiamo quindi trovato degli elementi biblici che non potevano continuare a rimanere sconosciuti ai più.

E’ stato ispirato da Lutero e dai suoi scritti?

UZ. In parte sì, ma dato che ha cominciato il suo movimento nel 1517, seguito dal mio a distanza di pochi anni, e poiché i suoi scritti iniziarono a diffondersi in Europa solamente a partire dal 1520, penso che le nostre vocazioni siano state quasi contemporanee.

Perché non ha formato un movimento unico con Lutero, data la vicinanza geografica, linguistica e temporale?

UZ. Soprattutto a causa della teologia sull’eucaristia. Ci siamo anche incontrati nel 1529 perché il nostro divario era già notevole. Lutero affermava la presenza reale del Cristo mentre io solo quella simbolica. Non abbiamo mai trovato un accordo e la situazione ha continuato a peggiorare. C’era anche la questione sull’uso della forza per far avanzare la riforma: Lutero era contro, io ero a favore.

Sembra che abbiate fatto largamente uso, se non addirittura abusato, della violenza, proprio quando una delle critiche che i riformatori facevano alla Chiesa romana era l’abuso della violenza e il fatto che la Chiesa impediva la libertà religiosa. E’ vero?

UZ. Sa…ho vissuto in un’epoca dove i diritti delle donne, degli omosessuali, degli stranieri, delle persone con disabilità, dei disoccupati e dei malati, e addirittura quelli degli animali e del pianeta nel suo insieme, non esistevano per niente. Quel mondo conosceva solamente la forza, delle armi o delle parole, per far avanzare un’idea. Facevo la stessa cosa della Chiesa romana: approvavo l’annegamento e il rogo di persone, pagavo dei mercenari perché venissero a combattere nei cantoni che non volevano accettare la riforma ed io stesso combattevo con le armi.

NDR: (Infatti Zwingli è stato ucciso nel corso di un combattimento nel 1531, all’età di 47 anni).

Cosa consiglierebbe a noi, i protestanti che vengono 500 anni dopo di voi?

UZ. Mi auguro che il Signore continui a incoraggiarvi e a sostenervi, specie in un mondo così materialista e così indipendente da Dio. Vorrei dirvi che vi ammiro perché Gesù non è ancora ritornato ma voi continuate ad aspettarlo! Bravissimi! La vostra più grande battaglia adesso non è quella contro una chiesa o i suoi errori ma quello che serve per aiutare i non credenti, che ormai vi superano, numericamente parlando, a conoscere il Salvatore Gesù. Non concentratevi ad accusare i credenti delle altre denominazioni, perché, nonostante tutto, anche loro hanno Gesù come Salvatore. Combattete il buon combattimento. Sforzatevi di presentare Gesù a coloro che pensano di poter essere felici senza di Lui, per mostrare loro che non è possibile. Mi chiedo se il nemico non abbia sostituito gli abusi e gli eccessi della Chiesa che caratterizzavano la mia epoca con la mancanza di unità della chiesa stessa nella vostra…

Buona fortuna!

Grazie, signor Zwingli.

“Intervista” realizzata dal professor Rivan Dos Santos, professore alla Facoltà Avventista di Collonges-sous-Salève.

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