Dobbiamo riporre la nostra fede sempre e solo nel Signore, non nelle persone.
Mercoledì 25 luglio 2018, la polizia ha risposto a una chiamata del 911 che segnalava un uomo che ha vandalizzato la stella della Walk of Fame del presidente Donald Trump, a Hollywood, rompendola con un piccone. Al momento dell’arresto, non sono state scoperte delle motivazioni che giustificassero l’atto, diciamo che di sicuro non era soddisfatto della figura del presidente.
In effetti, il Los Angeles Times, ha riportato che “dalla campagna presidenziale del 2016, la stella di Trump è stata vittima di numerosi episodi di vandalismo: è stata macchiata con una svastica e vi era stata disegnata sopra l’immagine di un altoparlante sbarrato, simbolo che serve per disattivare l’audio”. Ci sono persone che l’hanno calpestata, ci hanno sputato sopra, ci hanno scritto mentre passavano.
“Nell’ottobre del 2016, un uomo è stato ripreso mentre rompeva la stella con un martello; in seguito a quell’atto, era stato condannato per vandalismo”.
Perché riponiamo delle speranze così grandi nelle capacità di leader umani, sperando che sistemino le cose? Anche perché quando, inevitabilmente, le cose non vanno così (perché non possono o perché non riescono), veniamo ancora una volta delusi. Beh, la nostra reazione è quasi sempre la stessa: ci arrabbiamo, diventiamo frustrati, al punto da perdere la speranza e la fede nel sistema politico, se non nell’umanità nel suo complesso!
Forse il problema non è nel riporre speranza, ma nella persona in cui riponiamo questa speranza.
Salomone aveva ragione quando ha scritto: “Ciò che è stato è quel che sarà; ciò che si è fatto è quel che si farà. Non c’è nulla di nuovo sotto il sole” (Ecclesiaste 1:9).
Nell’Antico Testamento gli israeliti provano le stesse emozioni nei confronti di Saul, il loro primo re. Dio era il primo (e il migliore) re del popolo d’Israele, ma questi non era soddisfatto e felice e voleva essere come i popoli vicini. Si lamentarono con il Signore e chiesero di avere un re anche loro; Gli dissero in faccia che erano insoddisfatti della Sua leadership.
Quindi il Signore, dopo aver dato al popolo alcuni avvertimenti su quello che sarebbe successo se avrebbero davvero scelto di avere un “re umano” (cf. 1 Samuele 8), ha scelto loro un re. Saul era fisicamente di bell’aspetto, davvero molto bello. Il profeta Samuele scrive che era più alto di tutti gli altri, di almeno una testa (cf. 1 Samuele 9:2). La gente aveva riposto grandi speranze in Saul ma, com’è facilmente immaginabile, il re finì per deludere tutti.
Dio li aveva avvertiti che scegliere un uomo, nel tentativo di fare il lavoro che solo Dio poteva (e può) fare, avrebbe finito per rivelarsi un vero e proprio disastro.
Allora qual è la risposta a questo vecchio dilemma? Beh, dobbiamo semplicemente riporre la nostra fede sempre e solo nel Signore, non nelle persone.
Ma anche comportandoci così, non siamo fuori pericolo. Come cittadini di una repubblica democratica dovremmo sforzarci di scegliere dei leader di una certa moralità, corretti e timorosi di Dio, non solamente nelle parole ma anche e soprattutto nelle azioni. Dobbiamo riuscire a riconoscere quello che Daniele, un politico di successo, timoroso di Dio, ha scritto: “Sia benedetto eternamente il nome di Dio, perché a lui appartengono la saggezza e la forza. Egli alterna i tempi e le stagioni; depone i re e li innalza” (Daniele 2:20-21).
Dio, il Creatore di tutto, anela a essere il nostro Re, sia delle nazioni che, ancora più importante, dei nostri cuori. IncoronandoLo, Gesù, Suo figlio, “la lucente stella del mattino” (Apocalisse 22:16), non potrà mai essere distrutto, non solo da un piccone manovrato da mano umana, ma nemmeno da Satana!
Fai in modo che Dio sia il Re della tua vita.
Omar Miranda, consulente e scrittore, vive con la sua famiglia a Plainville, in Georgia.
Di Omar Miranda
Fonte: https://www.adventistreview.org/high-hopes-smashed-again
Tradotto da Tiziana Calà
