NON UCCIDERE : UN’ESPERIENZA DI 28 GIORNI

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Cosa c’entra la spazzatura con l’omicidio? E può una casalinga essere autosufficiente in termini di gestione dello spreco? Vanesa Pizzuto lo scoprirà.

A meno che tu non sia un serial killer, il comandamento di Dio “non uccidere” (Esodo 20.13) sembrerebbe essere uno dei più facili da seguire. Ma così come inquiniamo senza preoccupazione il nostro ambiente causando morte o cose simili-come il disastro di Manamata Bay in Giappone- questa negligenza non può quindi essere considerata come colpevolezza?

Molte persone non considerano le cose che buttano nella spazzatura come qualcosa che possa uccidere, ma i contenitori in poliestere, per esempio, uno dei componenti più comuni dei detriti marini, è un serial killer. Ciò ha un impatto sulle tartarughe marine, che lo ingeriscono e si ammalano; le alghe (si impedisce che i raggi solari entrino e si riduce quindi lo sviluppo del nutrimento dei pesci); i pesci (rilasciano sostanze chimiche tossiche come il bifenolo A); e anche l’uomo che può ingerirlo attraverso l’accumulo di tossine. Quindi, non siamo poi così migliori rispetto a un assassino quando gettiamo dei rifiuti con noncuranza. E se 7 miliardi di persone continuano così, potremo essere considerati colpevoli non di un omicidio di massa, ma di un genocidio. Per la maggior parte di noi, il problema è che non ci preoccupiamo dei rifiuti perché non appena li gettiamo, “spariscono”. Vanno via, in modo invisibile e noi viviamo sempre felici e contenti.

Anche se se ne vanno, i rifiuti non sono mai troppo lontani. In realtà, il nostro piccolo pianeta blu sta traboccando di rifiuti e sia la terra che i suoi abitanti stanno morendo per questo motivo. Nelle discariche, negli oceani, per le strade, nei parchi, la spazzatura è ovunque e quasi invisibile. Continuiamo a produrne senza pensarci, e abbiamo a disposizione i grandi camion e i cassonetti per liberarcene, piuttosto che altri modi non così comodi. Tali azioni possono causare sofferenzae la morte degli animali- come per esempio gli uccelli che confondono le buste di plastica con del cibo o i pesci che rimangono incastrati nei manici delle buste. Quindi, considerando il comandamento di Dio da un punto di vista diverso, ho deciso di intraprendere una sfida zero-sprechi per 28 giorni, per vedere se potevo evitare di essere una complice di quest’omicidio.

 

Secchio di vermi

Non so quante persone possono dire di aver aperto una lattina di vermi, ma io loposso dire (beh, era in realtà una bustina di vermi, ma vale lo stesso!). E’ stata la mia prima “vermeria”. SI tratta di un grande secchio, con due o più contenitori interni in cui si conserva una colonia di vermi (Attenzione: per gli amanti del faidate: sono dei vermi tigre rossa e non i comuni vermicelli che si possono trovare in giardino). Si mettono i rifiuti organici nel primo contenitore, in modo che i vermi li mangino, trasformandoli in concime e in liquido: la maggior parte delle verserei ha un rubinetto alla fine del contenitore che permette di raccogliere il liquido e usarlo come concime per il giardino.

La buona notizia per i più schizzinosi è che i vermi non si vedono e che il processo è inodore, poiché i vermi si nutrono dei rifiuti e impediscono quindi che si decompongano, come nel comune secchio della spazzatura. Nella parte superiore il contenitore è ermetico, evitando quindi l’umidità. In un paio di settimane, questa scatola di vermi ha trasformato i miei rifiuti organici- un terzo dei miei rifiuti casalinghi- in concime. Funziona senza elettricità, acqua o altri combustibili, e funziona sempre e per sempre.

 

4 al giorno

Il bagno fu inventato nel 1596 e rappresentò uno sviluppo radicale nella lotta contro il colera e la dissenteria. Comunque, oggigiorno il comune sciacquone può essere un lusso, arrivando a usare fino a 22 litri di preziosa acqua potabile ogni giorno. In netto contrasto c’è il fatto che più di un miliardo di persone nel mondo vive solo con 4 litri di acqua potabile al giorno. Ogni giorno circa 3,4 milioni di persone muoiono per mancanza d’acqua, sanità e cause legate all’igiene.

La mancanza di accesso all’acqua potabile e della sanità uccide i bambini come se un jumbo jet carico si schianta ogni 4 ore. Per una settimana durante i miei 28 giorni della sfida zero-sprechi per empatia ho iniziato a vivere con la stessa quantità di acqua potabile al giorno dei paesi meno fortunati, per scoprire come questo potesse ucciderli. Limitata da questa quantità, ho dovuto usare lo sciacquone del bagno solo una volta al giorno. Fu necessario anche prendere provvedimenti estremi riguardo la doccia e il lavaggio dei piatti. A causa del mio limite, non potevo fare la doccia nemmeno per cinque minuti. Riempivo una bottiglia da un litro ogni mattina e mi lavavo con quella. C’è stato bisogno di un po’ di pratica, ma alla fine della settimana, le mie gambe non erano insaponate quando finivo la doccia.

Razionare l’acqua è stato di gran lunga la parte più dura della sfida. Ma la realtà occidentale riguardo l’uso dell’acqua potabile per fare di tutto, dallo scarico del bagno, al pulire la casa, all’annaffiare le piante in giardino, quando altri non hanno l’opportunità di consumare acqua potabile per dissetarsi, è radicata in profondità. Come risultato di questa esperienza, sto valutando con il mio proprietario la possibilità di installare un contenitore che raccolga l’acqua piovana nel giardino.

Tessere un futuro

Stavo mangiando spensieratamente un pacchetto di patatine che avevo comprato (prima dell’inizio della sfida) quando improvvisamente mi resi conto che il sacchetto non era riciclabile. Una breve ricerca su internet aumentò la mia disperazione.

Scoprì che la maggior parte dei sacchetti di patatine non sono fatti di alluminio (che si può riciclare) ma di una pellicola di plastica metallizzata. I rifiuti che non si possono riciclare di solito finiscono nelle discariche. Il problema delle discariche è che non solo sono brutte, ma rilasciano anche una quantità enorme di tossine, di percolato (un liquido che si forma quando i rifiuti si decompongono e che può inquinare la terra e i tubi dell’acqua potabile) e gas a effetto serra.

Inoltre, la triste verità sul riciclaggio della plastica è che anche questo ha un impatto negativo sull’ambiente. La plastica che si mette nel bidone del riciclaggio, diversamente dal vetro, non viene sciolta e trasformata in oggetto simili. In realtà, viene declassata. La tua bottiglia di plastica verrà trasformata in uno zerbino o in legname di plastica, e questi prodotti finiscono a loro volta in una discarica.

Riciclare la plastica è il male minore, non la soluzione: quindi la cosa migliore che possiamo fare è evitare di usare la plastica ove possibile. Decisi allora di provare un trucchetto che imparai da mia nonna: cucire la plastica. Nonna Cesa era molto ecologica di natura. Crescendo, la guardavo tagliare e trasformare i contenitori del latte e le buste della spesa in una grande palla. Con questo filo speciale, cuciva delle buste della spesa e i tappetini della doccia e altri oggetti utili. Provai a fare qualcosa con il mio sacchetto di patatine, ma sfortunatamente, la plastica metallizzata non è né elastica né regolare come la plastica normale, quindi si rompeva sempre.

Non è il tipo di plastica più facile per cucire, ma resta comunque una buona idea, soprattutto se si vive dove non si ricicla la plastica.

In armonia

Durante i 28 giorni, ho conservato nella mia cucina i rifiuti che non si potevano riusare, riciclare o farne del concime.

Volevo che mi dessero fastidio, volevo vederli: volevo che i miei rifiuti occupassero spazio dentro casa e non in una lontana discarica. Ero terrorizzata da quello che qualche ospite avrebbe pensato, ma fu un’esperienza che mi fece aprire gli occhi. Alla fine della sfida- dopo 4 settimane- buttai solo un sacco della spazzatura; di solito ne producevo uno alla settimana. Avevo ridotto i miei rifiuti del 75%, e ciò mi fece sentire molto orgogliosa.

Ma la parte migliore fu il risvolto spirituale: abbiamo l’abitudine di vedere i dieci comandamenti come una lista cose che non possiamo fare, e non come un elenco di affermazioni positive. Da questo ne risulta che ci attacchiamo alla parte letterale, perdendo lo spirito della legge. Considerato adeguatamente, “non uccidere” è molto più che non comprare una pistola per uccidere il vicino rumoroso. Si tratta di essere in armonia con la vita.

La vita è come una melodia universale, i battiti del cuore di Gesù danno il tempo e ogni essere vivente è un membro di questa enorme e intrinsecamente connessa orchestra. Ognuno di noi è stato creato per l’armonia. Quindi, “non uccidere” è ascoltare la base musicale dell’universo e farne parte. E, come in ogni melodia, ci sono delle regole. Il rispetto e la solidarietà creano delle belle note, ma il consumismo e l’egoismo creano solo dissonanze. Perché? Perché la vita, la melodia che scorre dal cuore di Gesù (Colossesi 1:16-17; Salmo 104), è un riflesso della Sua personalità. Gesù è generoso, compassionevole, amorevole: quando mettiamo in pratica tutto ciò, mettiamo in pratica la vita.

Quindi, parafrasandolo, questo comandamento si potrebbe leggere “resta in armonia e metti in pratica la vita”. In altre parole, lasciati sorprendere e sii rispettoso, guarda sempre il grande insieme delle cose. Ed è per questo che questo comandamento dovrebbe cambiare la tua vita: la tua dieta, la tua gestione del tempo, i tuoi esercizi fisici e sì, anche la tua gestione dei rifiuti!

Vanesa Pizzuto, Giornalista avventista

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