MISSIONE CALEB: VACANZE SULLA CIMA!

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Da più di 5 anni, Missione Caleb è apparsa nel contesto avventista in Svizzera e poco a poco in Francia. Ma in effetti..cos’è Missione Caleb? Perché così tanti giovani si impegnano sempre di più per questa missione? Perché dedicano due settimane delle loro vacanze a questo progetto? Abbiamo fatto queste domande ai pastori Rickson Nobre (RN) e Leandro Lopez (LL), rispettivamente direttore e vice direttore di Missione Caleb Svizzera.

Allora, che cos’è Missione Caleb?

RN: Si tratta di un campo estivo urbano per fare evangelizzazione direttamente nelle strade e allo stesso è un mezzo per dare un senso alla fede dei nostri giovani avventisti. Fin dall’inizio, i giovani vengono informati che a Missione Caleb saranno trattati come degli adulti responsabili. Non saranno lì per essere coccolati ma per dare il meglio nel condividere la loro fede per 15 giorni. Le attività e la vita in generale di Missione Caleb sono molto impegnative e stancanti. Ci si sveglia presto la mattina e si va a letto tardi, ma i giovani restano sempre molto contenti dopo questa esperienza. Vengono messi a dura prova. Si crea uno spirito di famiglia e si instaurano dei legami fra i membri del gruppo. L’obiettivo principale di Missione Caleb è creare dei nuovi contatti per la chiesa locale.

13679999_1132843443448094_2038200198437743709_oLL: Nel libro degli Atti, Gesù dice ai suoi discepoli: “Ma voi riceverete potenza quando lo Spirito Santo verrà su di voi, e mi sarete TESTIMONI: in Gerusalemme e in tutta la Giudea e in Samaria, e fino all’estremità della terra” (Atti 1:8). In Missione Caleb vogliamo seguire il mandato di Gesù! Vogliamo essere suoi testimoni. Vogliamo testimoniare tutto ciò che ha fatto nelle nostre vite. E questa testimonianza inizia nelle nostre case, chiese, con i giovani.. Poi andiamo a condividere la buona novella con tutti coloro che non conoscono Gesù.

Perché Missione Caleb e non Missione Mosè, Giacobbe o Paolo?

RN: Il concetto di Missione Caleb è nato in Brasile. Un compagno di classe che ha studiato teologia con me, un giorno si fece la domanda su come creare una dinamica con i giovani che partivano per le vacanze estive. Pensò che bisognava semplicemente metterli al servizio del prossimo invece di restare a casa a non far niente. Durante le vacanze, i giovani hanno bisogno di far riposare la mente, ma non il corpo. Hanno bisogno di sentirsi utili. Hanno bisogno di un’azione reale legata alla loro fede. Il personaggio biblico che meglio rappresenta questa perspettiva è Caleb. A 85 anni, avrebbe potuto dire a Giosuè che era troppo vecchio per andare a conquistare la regione montagnosa dell’Hebron e prendere, insomma, delle vacanze. Ma, al contrario, disse “Ed ora ecco, l’Eterno mi ha conservato in vita in questi 45 anni, come aveva detto, da quando l’Eterno disse questa parola a Mosè, mentre Israele vagava nel deserto; ed ecco, oggi ho 85 anni. Ma oggi sono ancora forte come lo ero il giorno in cui Mosè mi mandò; lo stesso vigore che avevo allora ce l’ho anche adesso tanto per combattere che per andare e venire. Or dunque dammi questo monte di cui l’Eterno parlò quel giorno” (Giosuè 14:10-14)

È anche per questo che Missione Caleb ha il sottotitolo “vacanze sulla cima”. Bisogna scalare la montagna e superare se stessi e il livello della propria fede. Oggi, Missione Caleb è un momento importante per i giovani avventisti in vari paesi del Sudamerica e America Centrale, Africa, America del Nord, da 5 anni in Svizzera e recentemente in Francia. Attualmente, migliaia di giovani partecipano a Missione Caleb nel mondo intero.

LL: Insomma, lo scopo è agire! Osare uscire per le strade a incontrare delle persone che hanno bisogno di Gesù. Osare vivere la chiesa in modo diverso per due settimane. Usciamo per le strade per vivere qualcosa con i “senza-chiesa”.

Raccontateci com’è una giornata tipo di Missione Caleb

LL: Ci svegliamo alle 7 per prepararci per la giornata, facciamo colazione. Poi, c’è uno dei momenti più intenso della giornata, il culto e l’adorazione delle 8:30. Cantiamo, testimoniamo e viene trasmesso un messaggio biblico di forte incoraggiamento ai giovani. Per coronare il tutto, c’è l’inno tema “Missione Caleb” che, giorno dopo giorno, viene cantato con entusiasmo. Verso le 10 usciamo e comincia un lavoro di testimonianza attraverso vari mezzi, con lo scopo di incontrare persone sensibili alla fede. Alle 13 pranziamo insieme, facciamo una piccola pausa e hop!si riparte per le strade! Rientriamo verso le 18 per la cena e alle 19:30 ci prepariamo per ricevere gli ospiti che durante la giornata sono stati invitati ai programmi serali.

Parlateci di questo metodo di fermare la gente per la strada

13958215_1137267356339036_4813702704424523973_oRN: L’idea è quella di rompere il ghiaccio, instaurare un contatto con i passanti. Per questo ci sono quasi una dozzina di metodi diversi. Per citare i più conosciuti e che funzionano meglio, bisogna cominciare dagli abbracci gratis. Si propongono degli abbracci ai passanti. Grazie all’impatto che si genera, possiamo parlare delle nostre attività, iniziare delle conversazioni con loro e regalargli un libro cristiano. Si propone anche uno scambio di una mela per una sigaretta. Se la persona è d’accordo, lascia la sua sigaretta in una piccola bara in legno creata appositamente per Missione Caleb e si invita a partecipare ad una attività sulla salute o a un piano di 5 giorni per smettere di fumare.

Abbiamo anche creato l’approccio attraverso una bottiglia d’acqua personalizzata con un’etichetta che presenta il testo di Giovanni 4:13 “Chiunque beva di quest’acqua, avrà ancor sete, ma chi bene dell’acqua che io gli darò non avrà mai più sete”. È strano per la gente ricevere in regalo una bottiglietta d’acque, e questo dà luogo a delle conversazioni che spingono a saperne di più su quest’ “acqua”. Se le persone si dimostrano interessate ad approfondire, possono allora visitare il nostro sito internet o la pagina Facebook citati sull’etichetta.

Poi c’è un’attività chiamata “Dentro al quadro”. Con un quadro gigante, i giovani passeggiano per le strade e fermano le persone per sapere se gli piacciono e le foto e hanno un profilo Facebook. Gli viene quindi proposto di fare una foto insieme. I passati sono invitati ad andare sulla pagina facebook per aderire. Così facendo, la persona, oltre a ricevere il nostro dépliant alla fine della conversazione, può anche approfondire il tema attraverso le reti sociali e il nostro sito di evangelizzazione. In tutti i nostri incontri, la ciliegina sulla torta è condividere le nostre testimonianze.

Condividere le vostre testimonianze? Cosa vuol dire?

LL: La società in cui viviamo è sensibile alle storie personali. Proviamo quindi a condividere i benefici di avere Gesu nella nostra vita. I giovani vengono preparati per questo fin dall’inizio della Missione. Viviamo dei momenti di testimonianze molto forti tra di noi, e successivamente li aiutiamo ad adattare le loro storie di vita con Dio affinché possano raccontarle fuori.

Ci sono dei risultati concreti in Missione Caleb?

13995656_1145115895554182_3361889409485167044_oLL: Dentro o fuori? Bisogna capire che Missione Caleb ha come obiettivo quello di permettere ai giovani di vivere un’esperienza con Dio. Poi, c’è anche quello di creare contatti che vengono lasciati alle chiese locali: quelli delle persone che sono venute alle nostre attività e vogliono andare più in profondità. Di questo se ne occupano le chiese locali.

RN: Si vedono dei risultati ben chiari tra i giovani. Dopo ogni edizione, l’equipe riceve dei messaggi personali nei quali i giovani esprimono di aver finalmente trovato la loro vera chiesa, un senso alla loro fede, o aver incontrato Gesù in modo completo, volendo presentarlo agli altri. È per questo che alla fine di Missione Caleb ci sono regolarmente dei battesimi: giovani della nostra chiesa che avevano già capito il messaggio a livello intellettuale, ma che adesso l’hanno finalmente assimilato nei loro cuori. Seguire Gesù è la miglior decisione della loro vita.

Ora, dal vostro punto di vista, quali sono i ricordi più belli di questi 5 anni di Missione Caleb?

LL: Vedere come i giovani siano trasformati in due settimane. Vedere i Calebiani vivere delle esperienze con Dio, pregare, lodare, condividere la buona novella.. è la benedizione più grande che si possa vivere come pastore.

RN: Vedere i Calebiani o i nostri membri di chiesa entrare in contatto personale con degli sconosciuti per parlar loro di Gesu nelle strade: è la mia più grande felicità.

OMAGGIO A ROGER GEISER
“LE ZONE BLU”

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