LA FEDE AVVENTISTA AL CENTRO DELLA BATTAGLIA SULL’IMMIGRAZIONE DI TRUMP

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La politica del presidente colpisce anche una famiglia della chiesa spagnola di Huston in Texas.

Una famiglia di avventisti della Pasadena Spanish SDA Church di Houston, in Texas, è al centro della politica dell’amministrazione Trump di massicce deportazioni di immigrati clandestini. La moglie e le figlie di Juan Rodríguez hanno sporto denuncia, lo scorso 19 giugno, contro il procuratore generale americano Jeff Sessions e il segretario di sicurezza nazionale John Kelly, per impedire l’ordine di deportazione che sarebbe divenuto effettivo il 29 giugno.

La famiglia sostiene che la deportazione dell’uomo sarebbe incostituzionale in quanto violerebbe le loro credenze religiose, inoltre “vuole difendere il suo diritto costituzionale di esercitare pienamente la propria religione e di impedire la deportazione del marito e padre da parte delle autorità federali sull’immigrazione”.

Nato a El Salvador, Juan è sposato con Celia, cittadina statunitense, e ha tre figlie, tutte cittadine degli Stati Uniti. Juan è entrato negli Usa nel 2001 per cercare lavoro. Poco dopo è stato trattenuto dai funzionari dell’immigrazione ed è entrato in un programma di partenza volontaria. Juan non è mai andato via ma periodicamente ha comunicato con l’Immigration and Customs Enforcement (Ice). Ha mantenuto la fedina penale pulita, paga le tasse, è membro attivo della sua chiesa avventista locale e ha costruito una famiglia tipica americana, si afferma nell’azione legale. Per questo motivo, Juan non rientra tra i “bad hombres”  latini che Trump usava come grido di battaglia durante la sua campagna presidenziale.

Sotto l’auspicio del Religious Freedom Restoration Act (1993), la denuncia afferma che la separazione della famiglia “imponga un onere sostanziale all’esercizio religioso dei ricorrenti e li costringe a modificare o violare le loro credenze religiose”. Più specificatamente, evidenzia che la deportazione di Rodríguez viola il punto dottrinale n. 23 della chiesa cristiana avventista su “Matrimonio e famiglia”, e sostiene che “i ricorrenti… chiedono di stare insieme e di vivere come una famiglia almeno fino alla maturità completa dei figli”.

Inoltre, poiché il resto della famiglia intende seguire Rodríguez a El Salvador, in caso di deportazione, la loro partenza sarebbe “de facto una deportazione religiosa dell’intera famiglia in una nota zona di guerra di inimmaginabile violenza”. El Salvador è uno dei paesi ritenuti pericolosi dal dipartimento di Stato Usa a causa degli “alti tassi di criminalità e violenza”.

Il caso è salito alla ribalta dei media; ne hanno parlato Univision, le stazioni televisive locali, diversi siti web e i quotidiani Daily Caller e Houston Chronicle.

Il 23 giugno, la causa è stata respinta senza pregiudizio dal giudice Lee Rosenthal, che consente agli avvocati di ripresentarla. Il 26 giugno, i funzionari dell’Ice hanno concesso alla famiglia 60 giorni di “prosecutorial discretion”. Nel frattempo, gli avvocati di Rodríguez presenteranno una richiesta di asilo per suo conto sulla base degli stessi argomenti presentati nella senuncia.

Il caso della famiglia Rodríguez è emblematico della situazione di centinaia di migliaia di immigrati avventisti irregolari, i quali apportano un contributo significativo alla denominazione in America. La chiesa avventista nordamericana ha anche creato un Minisero a favore dei rifugiati e dei migranti, la cui missione è “condividere il vangelo con i rifugiati e gli immigrati in America del nord”.

Gran parte dell’aumento dei membri nella chiesa nordamericana si registra nei gruppi di immigrati, in particolare nelle comunità di lingua spagnola. – Spectrum/Notizie Avventiste

Fonte: http://news.avventisti.it/la-fede-avventista-al-centro-della-battaglia-sullimmigrazione-trump/

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