I BAMBINI CI INSEGNANO

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I bambini ci insegnano Si, è vero, in realtà siamo noi adulti che insegniamo molte cose ai bambini: dai primi passi incerti fino alla conquista dell’autonomia, dalle prime parole fino alla grammatica più complessa.

In realtà le ore di istruzione sono così tante da poter dire che i bambini frequentano il corso di formazione più lungo e dettagliato, specifico e determinante della loro vita. Hanno così tanto da imparare!

E’ necessario ed indispensabile che sappiano, che conoscano, che sperimentino, che si sviluppino nel modo più armonioso e completo possibile!

E’ la sfida di ogni genitore, di ogni insegnante, di ogni educatore. Insegnare, e allo stesso tempo valorizzare. Far scoprire “cose nuove” senza dimenticare quelle vecchie e andare sempre avanti, con costanza e regolarità, con precisi obiettivi, e possibilmente programmi ben strutturati, avendo cura delle
caratteristiche personali di ciascuno e rendendo il “sapere” alla portata di tutti.

E poi i bambini devono anche imparare a socializzare in modo conveniente, forgiare il proprio carattere secondo le “regole” della società.

Naturalmente ciò è valido e si ripropone anche per la vita spirituale del bambino: dai primi albori e dalle prime sensibilizzazioni e scoperte, dalle prime conoscenze del Dio creatore e potente, fino alla comprensione del Dio amorevole e attento; dal Gesù amico e fratello, al Gesù salvatore e vincitore, fino ad una consapevolezza più certa, fino ad un impegno personale, costruito poco a poco durante la formazione che la vita ci offre.

I bambini vanno accompagnati gradualmente a conoscere la differenza tra bene e male, e istruiti affinché scelgano il bene (Isaia 7:15,16).

Per questo nelle nostre comunità, come nelle nostre famiglie, i bambini sono degni di tante attenzioni, fin dalla loro più tenera età, per poterli portare gradualmente a vivere una fede matura, vera, coinvolta e che coinvolge, forte e certa, autentica e personale.

Del resto, anche Gesù, “cresceva in saggezza, statura, e grazia davanti a Dio e davanti agli uomini” (Luca 2:52). L’apprendimento: una fase della vita comune a tutti i bambini del mondo.

E se fossero i bambini ad insegnare a noi, qualcosa? Se fossimo noi a dover imparare? Ma cosa? La pazienza! Direbbero alcuni di voi… La negoziazione! Direbbero altri… Mamma! È la parola che sento dire di più durante la mia giornata.

Per un motivo o per un altro, malgrado l’autonomia acquisita, vengo sollecitata continuamente dai miei figli ad intervenire in determinate situazioni e bisogni. Ed è allora che penso che sto facendo la mia “formazione”!

No, non è formazione alla pazienza o alla negoziazione… si tratta della formazione alla “chiamata”.
Quella chiamata che viene fatta regolarmente e incessantemente per ottenere l’aiuto indispensabile ed essenziale. Quella chiamata che a volte viene fatta anche soltanto per ricevere uno sguardo amorevole, un sorriso o un cenno di assenso.

Quella chiamata che io, adulto istruito e dalla solida fede, credente sincero e affermato lavoratore della società, attivo nella comunità tra mille progetti e studioso attento delle Sacre Scritture -che conosco
già abbastanza bene- dovrei fare al mio Dio almeno tante volte quante quelle dei miei figli verso di me.
Si, i bambini possono insegnare.

Possono insegnare a rivolgerci a Dio, a chiamarLo, come loro fanno con noi; possono insegnarci a non desistere, ma piuttosto insistere.

Quella chiamata che, siccome sono adulto, penso che non sia opportuna, che potrebbe dimostrare scarsa autonomia, o poca autostima.

Quella chiamata che lascerebbe a Dio risolvere il mio problema; lascerebbe a Lui di trovare le soluzioni.
Quella chiamata che, una volta effettuata, mi vedrebbe tornare serenamente al mio quotidiano, al mio vivere: leggero, tranquillo, per aver affidato tutto nelle Mani di Chi sa come fare, come fanno i bambini, dopo aver chiamato.

E i bambini non stanno certo a contare quante volte hanno già chiamato, non fanno considerazioni legate all’importanza della motivazione e non si preoccupano di disturbare. Loro chiamano!

Sarà per questo che Gesù prese un bambino e lo mise al centro dell’attenzione di tutti, dicendo che si dovrebbe essere come lui. (Matteo 18: 2-5)
Come un bambino che necessita l’aiuto, il sostegno, il consiglio, l’incoraggiamento, la guida, la cura, le indicazioni e, perché no, un sorriso o uno sguardo amorevole! Come un bambino che chiama!

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