STORIA DI UN AVVENTISTA NOMINATA PER 6 PREMI OSCAR

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È inverosimile che la storia di uno sconosciuto avventista proveniente dalla Virginia, negli Stati Uniti, sia in questo momento nel cuore della più celebre cerimonia che premia le migliori opere cinematografiche del pianeta. In effetti, mercoledì 25 gennaio 2017, l’accademia ha nominato il film “Non ucciderai” (Hacksow Hidge, 2016) agli oscar nelle categorie “miglior film” e “miglior attore”.

La fede semplice e sincera di Desmond Doss proviene dalla sua infanzia. Cresciuto in campagna da una madre devota ed un padre alcolizzato, un giorno uccide quasi suo padre che aveva l’abitudine di picchiare sua madre. Segnato da questa esperienza e motivato dalla sua fede in Dio, da quel momento decide di non essere più violento nei confronti degli altri e di non ricorrere mai ad un’arma(cosa abbastanza comune negli Stati Uniti, anche tra i cristiani).

La vicenda del film si svolge durante la Seconda Guerra mondiale, quando gli Stati Uniti comiciano a combattere, dopo l’attacco assassino a Pearl-Harbor. Doss non ha intenzione di rimanere a casa con le mani in mano, mentre i giovani della sua città partono per arruolarsi nell’esercito. Si è arruolato senza immaginare a che punto la sua fede avventista, che include l’osservanza del sabato e la non violenza, gli apporterà cosi tante sofferenze durante la sua formazione militare. I suoi compagni ed i piani alti della gerarchia sono chiaramente contrari al suo arruolamento. È visto come un traditore ed un codardo, che non vuole combattere ma piuttosto soccorrere. Dopo un processo nell’armata a cui ha resistito, riceve infine l’autorizzazione di essere soccorritore e di andare ad aiutare i feriti nei campi di battaglia. Ecco quindi Desmond Doss in Giappone, a Okinawa, con il plotone che ha come missione quella di conquistare una collina piena di nemici.

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Degli 800 soldati impegnati in questa missione, più di 500 muoiono. Ma il bilancio sarebbe potuto essere molto più pesante senza Doss. Quella notte, sotto la minaccia degli spari, Desmond Doss salverà più di 75 soldati americani e giapponesi. Passerà la notte a trainare i feriti facendoli discendere da un precipizio alto 125 metri, per poi metterli al riparo. Coscente della folle impresa che sta vivendo, rivolge a Dio la più grande preghiera della sua vita e chiede il salvataggio di ciascuno dei feriti che vede:” Dio, ancora uno per favore”. Inizialmente considerato come un codardo, Doss sarà finalmente il primo obiettore di coscienza ad essere ricompensato con la Medaglia d’Onore del Congresso americano.

Questo film è il risultato del folle sogno di Stan Jensen, un giovane canadese che ha semplicemente deciso che avrebbe provato con tutti i mezzi a far conoscere quella che lui considera una storia capace di cambiare la vita di migliaia di persone. Affinchè questa storia diventasse un film, si è addirittura trasferito a Los Angeles per essere vicino agli studio cinematografici. Sperava, un giorno, di incontrare qualcuno che avrebbe girato la storia di Doss. Dopo più di vent’anni di attesa e di tentativi, Mel Gibson risponde positivamente alla sua richiesta. Dall’ultimo trimestre del 2016, un po’ dappertutto nel mondo, l’avventista Desmond Doss appare sugli schermi del cinema.

Un solo grande rimpianto per Jensen: Doss non è qua per vedere il film né l’impatto della sua storia. È morto nel 2006. Sulla sua tomba c’è scritto: “grazie al suo coraggio eccezionale e la sua determinazione impeccabile di fronte alle condizioni disperatamente pericolose, Doss ha salvato la vita di numerosi soldati. Il suo nome è divenuto un simbolo per la 77esima Divisione di fanteria per il suo servizio esemplare che va bel al di là del senso del dovere”.

Doss stesso non credeva al sogno di Jensen. Lui racconta “che non credeva in Hollywood e che non sarebbe andato al cinema per un tal merito”. Per lui, si trattava di una industria diabolica e irresponsabile che promuoveva l’immoralità ed uno stile di vita malsana. Secondo lui, tutto ciò che interessava la città era fare soldi sulle spalle delle persone.” Jensen riconosce “il dilemma di tutti coloro che si oppongono alla guerra e alla violenza ma che riconoscono che viviamo in un mondo che è tutto salvo che perfetto: se siete cittadini di un paese, potreste dovervi battere per questo paese. Se siete cittadini di un regno celeste, dovete essere dei guerrieri per questo paese. Talvolta dovete essere entrambi.

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La chiesa avventista si è preparata all’interesse che questo film ha già suscitato sugli avventisti. Chi sono? Quali sono le loro credenze, il loro messaggio e il loro impegno nella società? Dei siti internet sono disponibili in più lingue. In Svizzera, il sito www.desmonddoss.ch (in francese e tedesco) è già attivo.

Il loro obiettivo è di rispondere a questi interrogativi, non per promuovere il film (pieno di scene estremamente violente). I media center avventisti hanno desiderato mettere a disposizione uno strumento che risponda alla fede del protagonista, Desmond Doss, per questo hanno creato delle pagine web presentando la nostra fede e i nostri impegni.

Un volantino che potete teletrasmettere qui può essere condiviso sui social network.

Approfittiamo di questa occasione per parlare della nostra fede basata su una fiducia semplice nella Bibbia, parola di Dio. Essa può portarci a vivere delle esperienze che cambiano la nostra esistenza e perché no, la vita di altre persone. In certi paesi riceviamo già la notizia che certe persone si sono avvicinati alla chiesa e prendono degli studi biblici per conoscere il più grande soldato salvatore di anime dell’universo, Gesù.

Fonte: http://www.adventistemagazine.com/lhistoire-dun-adventiste-nomine6oscars/
Traduzione: Eleonora Ricciardo
Fotos: http://www.hacksawridge.movie/

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