TAIDA, UNA VITA DEDICATA A GRIDARE L’AMORE DI DIO AI SORDI

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Sono la figlia minore di una famiglia composta da 3 figli, e i cui genitori sono sordi. Ciò suscita in generale molta ammirazione ma anche molte domande. Dal mio punto di vista, sono nata in una famiglia “normale”. Quando ero piccola, non mi rendevo conto della differenza dei miei genitori. Ricevevo il loro amore ed era tutto ciò di cui avevo bisogno. I miei genitori lavoravano, viaggiavano, avevano degli amici e fu una coppia di amici sordi a presentargli il messaggio avventista quando ero una bambina. Ci considero un po’ come una di quelle famiglie che partono per andare a vivere in un paese straniero e che devono quindi imparare una nuova lingua. I miei genitori mi insegnarono il linguaggio dei segni e ho dovuto imparare a parlare oralmente. E come spesso succede in queste famiglie di immigrati, i bambini finiscono per dominare meglio dei genitori la lingua locale. Nel mio caso, i miei genitori non potevano parlare, dovevo tradurre tutto nel linguaggio dei segni. Questo anche in occasioni buffe, come quando ho dovuto accompagnare mia madre dal ginecologo e tradurre delle domande molto intime al dottore. Ero sua figlia, vedevo mia madre come una “santa” e ciò mi faceva sentire molto a disagio. Ma poi, ho reso la traduzione più semplice possibile: “Quando vi siete dati dei bacini l’ultima volta, tu e papà?”. Lei mi guardava in modo strano e non capiva. Ciò che lei non capiva era che io non ero pronta per questo tipo di esercizio. Accorciò la consulta e disse che sarebbe tornata con un’altra interprete. Oggi posso solo riderci su, ma di momenti così ce ne sono stati tanti ed era molto difficile per me. Era come sentirsi costantemente sollecitata. Era il mio lavoro quotidiano, senza pause. All’ora di cena, per esempio, guardavamo le notizie e i miei genitori mi riempivano di domande su ciò che dicevano i giornalisti. Volevano che gli spiegassi tutto. Io avevo solo voglia di cenare in pace e quindi rispondevo brevemente “C’è la guerra”. Non ne potevo più di essere al loro servizio a ogni ora del giorno. Più crescevo, più queste situazioni mi pesavano al punto da ribellarmi e arrabbiarmi con i miei genitori. Nutrivo della rabbia, rabbia contro i miei genitori.

TaidaRivero

Nonostante ciò, una volta adulta, ho deciso di specializzarmi nell’interpretazione del linguaggio dei segni. Durante i miei corsi, ho dovuto studiare il comportamento delle persone sorde e la loro psicologia. Fu lì che compresi alcune delle loro abitudini, e soprattutto perché facevano tante domande. Fu una rivelazione. Ciò che prima era un peso, divenne allora ammirazione. Il mio comportamento verso i miei genitori cambiò completamente. La nostra relazione divenne più intensa, più ricca, più intima. Passavamo più tempo insieme. La felicità della famiglia era finalmente stata ritrovata. Ma, sfortunatamente, non durò molto.

Durante quel periodo, fu diagnosticato un tumore a mia madre. È già di per sé una prova, moltiplicata nel suo caso, visto che dovette subire un’operazione d’urgenza e la guarigione non fu facile. Si presentarono delle complicazioni e il medico annunciò che avrebbe dovuto amputare le mani di mia madre. Una notizia drammatica per una persona sorda, poiché le mani sono il mezzo di comunicazione, il suo punto di entrata verso il mondo esterno. Il suo mondo stava crollando. E anche il nostro. Per coronare il tutto, il medico mi chiese di tradurre la notizia a mio padre. Non mi sentivo capace. Io stessa ero in sotto shock, come potevo annunciare una cosa del genere a mio padre con tutta la serenità e la fiducia che avrebbe dovuto trasmettergli un dottore? Non volevo avere questa responsabilità. Ma guardando mia madre, i miei sentimenti cambiarono, mi calmai e decisi che sarei stata io ad annunciare la notizia a mio padre. Cosa che feci.

Questa prova fu un’esperienza orribile ma primordiale per me. Grazie a ciò, ho capito che non volevo essere una semplice interprete del linguaggio dei segni. Mi resi conto della mia natura umana che può a volte rivelarsi fragile e instabile per le situazioni della vita. Capii che volevo essere interprete per la chiesa, così avrei annunciato solo buone notizie: L’amore e il ritorno di Gesù.

Poi, arrivò il decesso di mia madre. Inevitabile. Un’altra svolta. Durante la malattia, pensavo che la sua malattia sarebbe servita per glorificare Dio quando Lui l’avrebbe guarita. Ma non la guarì. Mentre il pastore faceva la preghiera funebre, pregavo con tutte le mie forze che Dio toccasse il cuore delle persone presenti, affinché la morte di mia madre non fosse stata invano. Durante la cerimonia, mi resi conto che la chiesa aveva poche, pochissime azioni verso questa popolazione sorda. Chiesi a Dio “Chi evangelizzerà tutte queste persone?”.

Allora, con mio marito, ci siamo lanciati nella creazione di materiale per le persone sorde. Abbiamo cominciato a fare dei video, a presentare delle informazioni nel linguaggio dei segni e degli atelier nelle chiese per sensibilizzare i membri all’evangelizzazione dei sordi. Il nostro lavoro arrivò fino alla Divisione e alla Conferenza Generale. Le cose iniziarono a muoversi poco a poco all’interno della chiesa. Dei membri che non trovavano il loro posto nella chiesa, trovarono il senso della missione attraverso questo ministero. Allo stesso modo, delle persone sorde hanno trovato il loro posto nella casa del loro Padre, vicino i loro fratelli e sorelle. La maggior parte non ne se ne rende conto, ma esiste una gran parte di popolazione sorde che ha fame della Parola di Dio.

Un giorno, visitando una chiesa, la diaconessa mi riconobbe e mi presentò da lontano un signore sordomuto che andava ogni tanto in chiesa. Mi avvisò che era un po’ maleducato. Incuriosita, mi avvicinai e proposi di tradurgli ciò che diceva il pastore. Mi fisso e sorpreso mi disse “è da tantissimo tempo che chiedo a Dio di inviare qualcuno che possa tradurre per me”. Quel signore andava in chiesa solo per la fede, nell’incapacità di comprendere ciò che veniva detto. Da anni, rispondeva semplicemente all’appello di Dio di andare in chiesa. Nessuno si era mai veramente avvicinato a lui. Veniva considerato maleducato perché quando lo salutavano alla porta della chiesa, lui non ricambiava il saluto. Un esempio che descrive la mancanza di informazioni e di attenzione verso queste persone.

Per me, questo ministero è diventato la “mia vita”. Il cammino per arrivare fino qua è stato lungo, a volte complicato, fatto di incontri e di addii. Ma sento che anche io ho trovato il mio posto. Sono stata nominata responsabile del ministero in favore dei sordi presso l’Unione avventista spagnola. Mi sento molto utile. Sono veramente felice di vedere delle vite trasformate, di vedere delle persone sorde a cui non piaceva andare in chiesa perché non era adattata a loro, adorarla improvvisamente. Vedere persone che sentono comunicare con dei sordi grazie alla formazione nel linguaggio dei segni. È inesplicabile. Bisogna viverlo per capirlo! Per me, è il ministero della chiesa più bello!

PER SAPERE DI PIÙ

General Conference Adventist Deaf Ministries International WWW.ADVENTISTDEAF.ORG
In Svizzera Valérie Lefebvre secretariat@adventiste.ch WWW.ADVENTISTE.CH

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