AGATA MELO: “VENIRE A VIVERE IN SVIZZERA, UNA DECISIONE ORDINATA DAL DIO”

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Agata, ti puoi presentare?

Mi chiamo Agata Melo. Sono sposata, ho due figli. Sono portoghese e sono cresciuta a Lauria, al centro del paese.

Come sei arrivata in Svizzera?

Ho visitati la Svizzera in vacanza con mio padre e mi è piaciuta tanto. Con il mio spirito avventuriero, non fossi che un giorno sarei tornata. Per ragioni familiari e professionali mi sono trasferita alle Açores, nell’isola del Pico, dove conobbi mio marito. Una volta sposata, l’idea di andare in Svizzera era messa da parte, perché mio marito non aveva alcuna intenzione di lasciare la sua isola, e poi abbiamo messo su famiglia, che era la nostra priorità.

Quando aspettavo il secondo figlio, ci siamo trasferiti in Portogallo. Sentiamo che Dio ci stava chiamando a tornare a Leiria per aprire una clinica di fisioterapia e cure naturali, fondate sui consigli della Chiesa avventista. Una volta arrivati, affrontando diversi problemi con la struttura che avevamo a disposizione perché non rispettava le norme di sicurezza attuali. Ci siamo resi conto che il nostro progetto sarebbe stato più caro del previsto. Dopo vari tentativi per trovare una soluzione, nostro malgrado, siamo stati costretti ad abbandonare questo sogno. Andammo a rifugiarci in casa dei miei nel nord del paese. In un paese in piena crisi, le opportunità di lavoro erano molto limitate. Non sapevamo ciò che Dio voleva per noi. Parlando con famiglia e amici, l’idea di andare in Svizzera ritornò e proposi a mio marito di tentare l’avventura.

Come ha reagito a questa proposta?

Sia io che mio marito eravamo d’accordo sul fatto che era Dio che doveva guidare la nostra vita. Abbiamo cominciato a farne un soggetto di preghiera . A quel punto, pensavamo anche di tornare all’Isola di Pico. Abbiamo messo tutto nelle mani di Dio affinché lui decidesse. Avevo anche fatto il patto di digiunare due volte a settimana per essere sicura di ascoltare la voce di Dio. Ma, allo stesso tempo, sapevamo che avremmo dovuto fare la nostra parte. Ero decisa a cercare lavoro in Svizzera, ma non sapevo da dove cominciare. L’unica certezza era che non volevamo vivere in una grande città come Ginevra. Cercavo su internet delle città sulle montagne della Svizzera. Ovviamente la lista era lunga (risate). Come scegliere? Tra le opzioni, trovai la città di Sion. Il nome mi ricordava la Bibbia e Dio. E questo è stato il criterio per scegliere il nostro luogo di residenza..se Dio avesse aperto una porta per un lavoro là!

 

Dio ha risposto?

Meno di una settimana dopo, ricevetti una telefonata dalla Svizzera. Un’agenzia di interim era interessata al mio curriculum. Convinti dal mio livello di francese, mi comunicarono che avrebbero condiviso il mio CV con i loro clienti. Ma i giorni passarono e nessuno mi chiamò, e quindi decidemmo di tornare a Leiria. La nostra situazione professionale nella città dei miei genitori non cambiò, e dovevamo fare qualcosa.

Cosa avete fatto in questa situazione delicata?

Abbiamo fatto i bagagli e ci mettemmo in viaggio per il centro del Portogallo. Per strada, in macchina, ricevetti una telefonata dalla Svizzera. Un imprenditore voleva fare un colloquio telefonico per un’eventuale sostituzione in una clinica. Ma alla fine non sembrava essere tanto convinto. Dissi a mio marito che non ci sarebbe stato un seguito. Ciò confermava la nostra decisione di tornare a Leiria. Ciononostante, sempre per strada, il telefono suonò di nuovo: il responsabile di fisioterapia della stessa agenzia mi chiamava per chiedermi a partire da quando avrei potuto cominciare a lavorare alla Clinica Romanza di Riadattamento della SUVA, a Sion. Sia io che mio marito eravamo senza lavori e vicino chiaramente una risposta di Dio. Fu così che i nostri progetti cambiarono. Due settimane dopo cominciai a lavorare a Sion.

Dio ha risposto!

Sì e dopo i primi istanti di gioia e sollievo, mi resi conto della grandezza di questa decisione. Pensai che stavo per lasciare tutto per andare in una terra sconosciuta. Per la prima volta nella vita sarei stata straniera in un paese in cui non dominavo completamente la lingua, né il resto della mia famiglia e non avevo nemmeno un amico. Volevo fare dietro front e rinunciare all’offerta di lavoro. Ma ancora una volta non volevo prendere la decisione senza la direzione di Dio e gli lanciai una sfida per essere sicura che volesse che andassi in Svizzera. Se era veramente così, doveva farmi leggere durante la giornata un versetto che contenesse il nome Sion, visto che lo si trova diverse volte nella Bibbia. Quando la sera stavo andando a letto, presi il libro delle meditazioni quotidiane ma avevo deciso di leggere il punto in cui l’avevo lasciato due giorni prima. Che sorpresa quando scoprii il versetto di introduzione del testo: “ecco io ho posto come fondamento in Sion una pietra, una pietra provata, una pietra angolare preziosa, un fondamento solido; chi confiderà in essa non avrà fretta di fuggire”(Isaia 28:16). Gridai. Mio marito si spaventò e gli ripetevo “Marco, Dio mi sta Parlando, mi sta Parlando!”. Infatti, non era il libro, ma Dio che mi parlava direttamente. Ed era impossibile essere più chiari di così. La pietra angolare è Gesù e appoggiandomi a Lui non c’era bisogno di fuggire.

Quindi, com’è stato l’arrivo in Svizzera?

Convinti che era la volontà di Dio!

Quando eravamo ancora in Portogallo, cercando su internet una Chiesa avventista a Sion. Contattammo il pastore della Chiesa (Gilbert Grezet) per chiedere ai fratelli di Chiesa se qualcuno sapesse di un alloggio in affitto in città o in prossimità. Ci hanno davvero aiutato. Non avevamo però trovato un posto per tutta la famiglia e al primo giorno di lavoro andai da sola in Svizzera. Senza nemmeno conoscermi, il pastore mi venne a prendere alla stazione e mi fece conoscere un po’ la città. Mi fece vedere dice si trovava la sede del mio lavoro e le cose basiche della città. Non trovai un alloggio attraverso la Chiesa, ma Dio mise sul mio cammino un’amica che aveva una zia che abitava non lontano . Quante persone ha inviato Dio per aiutarmi e sostenermi! Quando arrivi in un paese straniero, è davvero una benedizione essere circondata da persone che sono disposte ad aiutarti per integrarsi e facilita l’adattamento.

Quanto tempo sei rimasta lontana dalla tua famiglia?

Era previsto che mio marito e i miei figli arrivassero una settimana dopo. È il limite massimo che potrei sopportare senza di loro. Solo un giorno prima del loro arrivo riuscii ad affittare uno studio per poter vivere tutti insieme. Quindi sette giorni dopo aver messo piede a Sion, la mia famiglia e i miei genitori arrivarono in Svizzera con una grande macchina pieni di bagagli.

Il tuo contratto era a tempo determinato, e dopo?

Avevo firmato un contratto di 6 mesi. Dopo qualche tempo, pensando al futuro, chiesi a mio marito se gli piaceva la Svizzera e se era il caso di cercare qualcosa alla fine del contratto. Mi disse che stava bene. Infatti siamo stati ben accolti in Chiesa e siamo diventati subito patte della famiglia. Evidentemente Dio voleva che restassimo lì perché circa 3 mesi dopo l’inizio del mio contratto la clinica mi propose un contratto a tempo indeterminato.

È un bel modo di vivere!

Non c’è niente di razionale nel modo in cui prendiamo delle decisioni. Proviamo a vivere secondo la volontà di Dio ma questo va contro la ragione umana o la nostra volontà. Per esempio, io lavoravo al 100% e mio marito si occupava dei bambini. Ciò può sembrare opposto alla normalità ma io sono tranquilla perché sono convinta che è ciò che Dio vuole. Non corrisponde sempre al mio desiderio più profondo ma la nostra famiglia vive con la convinzione di fare ciò che Dio chiede. Non so esattamente perché o per quanto tempo Dio ci vuole in Svizzera o in questa situazione ma resteremo fino a quando ce lo dirà. Quindi continuo a digiunare regolarmente per ascoltare sempre la sua voce e lasciarmi guidare da Lui. C’è sicurezza e tranquillità quando è Lui che dirige tutto!

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